volume - Centro Documentazione Luserna
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Lavarone, i Lombardi e la leggenda del Melegnon 51<br />
1997, p. 317), e a Lavarone nel Prato dell’Anthal un tesoro protetto dal diavolo<br />
è nascosto sotto un masso (GORFER 1977, p. 358).<br />
A <strong>Luserna</strong>, secondo Zingerle, piccole luci notturne segnalano la presenza di<br />
tesori: sono le anime dei defunti, che le custodiscono (SCHWEIZER, p. 125).<br />
Le leggende lusernesi di contesto strettamente minerario sono Verborgene Schätze,<br />
‘S Loch von Geld, ‘S Schnaidrarle. Le ultime sono state raccolte da Josef Bacher<br />
(BACHER 1905): il primo racconto venne inserito da M. Nicolussi Raut<br />
nel suo diario, redatto nei primi anni del Novecento 21 . In Verborgene Schätze<br />
prevale il riferimento al fato, alla casualità del ritrovamento, ma ciò che dapprima<br />
appare come materia insulsa, dimostrerà poi il suo valore 22 . Ci sono alcuni<br />
temi classici, il carattere magico del riconoscimento del minerale, l’argento,<br />
il metallo più ambito dalle ricerche medioevali e la sua trasformazione in monete.<br />
In ‘S Loch von Geld tre maghi “nella piazza di Venezia” (vo’ Wenéde, vo’<br />
Wenédige) informano due lusernesi dell’esistenza di una grotta vicina al paese,<br />
dove ogni anno tra il 15 e il 16 luglio il diavolo espone il suo denaro ad asciugare,<br />
ora camuffato in un modo, ora in un altro. Analizzando i racconti cimbri, B.<br />
Schweizer (SCHWEIZER 1984, p. 129) non riconosce né la figura mineraria<br />
del “Venediger”, leggendario cercatore di metalli, né il riferimento al seccaggio<br />
del minerale, un trattamento che veniva effettuato dopo la cernita tramite macinatura<br />
e lavaggio del materiale. A Lavarone – Cappella è nascosto un paiolo<br />
colmo d’oro 23 . Dove non si sa, né quando compare, una sola notte all’anno e<br />
alle quattro del mattino. A Lavarone - Slaghenaufi c’è una grotta, il Chèlda<br />
Platt, che è il “paiolo di soldi”. A Trambileno in La miniera maledetta (NERI<br />
1997, p. 187) riappare la “piazza di Venezia” e il nano Lombardo (ŠEBESTA<br />
1980, p. 83) è un Venediger: in Vallarsa c’è un racconto rabdomantico a Ciechi<br />
(NERI 1997, p. 194) , da Zeche, “compagnia mineraria”.<br />
21 CENTRO DOCUMENTAZIONE LUSERNA, M. Nicolussi Raut, Die Vergessenen von Lusern,<br />
Athesia, Bolzano 1998, p. 73; Verborgene Schätze.<br />
22 “Il motivo del tesoro è un autentico archetipo della tradizione popolare, sia della fiaba che<br />
della leggenda. La leggenda è legata sempre ad un aspetto molto concreto e tangibile, da<br />
cui scaturisce l’immaginazione fantastica. L’oro non proviene dal nulla, non semplicemente<br />
come nella fiaba, ma rivela la sua presenza tramite segni strani e interpretabili<br />
solo se la persona giusta coglie a tempo debito l’occasione propizia: la pietra apparentemente<br />
dozzinale si trasforma in materia preziosa solo seguendo determinati riti. È davvero<br />
un’immagine molto efficace quella dell’arcano sapere metallurgico al fine di riconoscere<br />
le pietre adatte a sottoporle a ben precisi trattamenti per compiere la miracolosa trasformazione<br />
di terra grezza in minerale fine” (KINDL 1993, p. 187).<br />
23 AZIENDA PER LA PROMOZIONE TURISTICA DEL TRENTINO, Leggende degli<br />
Altipiani di Folgarìa, Lavarone e <strong>Luserna</strong>. Trentino da Leggenda, Tipografia Alcione, Trento<br />
2000, p. 12; La pentola colma d’oro. Il racconto seguente, Bus del Stofèl. L’Uomo Selvatico, sempre<br />
da Lavarone, non contiene riferimenti alla figura fantastica dei molti racconti di montagna,<br />
bensì un più immediato rimando alla figura dello scorbutico, del burbero.