volume - Centro Documentazione Luserna
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84<br />
Paolo Zammatteo<br />
nell’equilibrio fra popolazione e quadro ambientale, quindi nuove affittanze;<br />
il “livello perpetuo”, registrato ancora nella Carta di Regola di <strong>Luserna</strong><br />
del 1780, dimostra l’esistenza di una situazione “patrimoniale”<br />
vantaggiosa.<br />
Inoltre durante l’analisi degli stili di insediamento, all’interno del paese<br />
si sono rilevate altre due condizioni:<br />
i sistemi ambientali sono dati dalla coincidenza fra case, corte interna<br />
(la Hof), pozzo e fontana;<br />
la datazione dell’insediamento stanziale al XVI secolo trova motivi di<br />
riferimento in un assetto più generale, con la diffusione di una tipologia<br />
costruttiva analoga anche nelle sue forme evolutive.<br />
Occorre negare l’infallibilità della tradizione orale, che ribadirebbe una originalità<br />
culturale di <strong>Luserna</strong> “paese di pietra”. Il paesaggio tradizionale non si<br />
giustifica in una particolare maestria nei vecchi paramenti murari (la cui tecnica<br />
è qui particolarmente discutibile), ma trova ragion d’essere in una matrice culturale<br />
europea comune, “romanica” e diffusa sull’alpe.<br />
L’Ottocento<br />
Necessariamente, con la crescita in relazione ravvicinata fra casa e rustico<br />
sarebbe anche cambiata la concezione dell’unità abitativa e del “fuoco”, che<br />
non poteva più corrispondere al singolo gruppo famigliare. La pianta del piano<br />
terreno si sdoppiava. Talvolta sopra ne veniva aggiunto un altro del tutto uguale<br />
o, per influsso veneto, un vano diventava corridoio centrale di distribuzione.<br />
Prendendo spunto dalle usanze di alpeggio, sotto uno stesso tetto potevano<br />
stare più persone, raccolte in gruppi familiari estesi, quindi in ragione di rapporti<br />
parentali non particolarmente stretti. Conseguenza immediata, la cucina<br />
era in comune.<br />
Ormai il tetto, che conservava due falde o i timpani obliqui, era ricoperto<br />
con assicelle di legno, quasi esclusivamente larice, secondo un uso di importazione<br />
tirolese. Nei documenti di compravendita l’indicazione dei tetti in scandole<br />
compare alla metà del Settecento e questo sì conobbe sviluppi originali: infatti<br />
la gente degli Altipiani proteggeva le sue case tipiche, a due piani, con un manto<br />
di stéle, tavole, poste in opera a due strati anziché a tre e più grandi di quelle<br />
normali.<br />
Gli abbaini a due falde come anche la scelta di staccare dall’abitazione il rustico<br />
(stalla e aia) si resero necessari poi, a causa di una nuova concentrazione<br />
edilizia ottocentesca. Allora le abitazioni sono cresciute per numero, locali,<br />
spesso hanno guadagnato un altro piano, generalmente tamponato con murature<br />
leggere in calce e nòcciolo intrecciato.