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volume - Centro Documentazione Luserna

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Paolo Zammatteo<br />

evoluzione degli antichi ovili consortili, come quelli che ancora punteggiano gli<br />

altipiani.<br />

Le stallefienile si rinvengono in altre aree colonizzate dai Bavaresi, come il<br />

Cantone dei Grigioni e il Ticinese. Ad Agordo il “mas” è un rustico stanziale,<br />

dotato di stalle, magazzini, pascoli e annessi sufficienti all’autosostentamento,<br />

che serviva come riferimento sulle quote per il bestiame delle piccole comunità<br />

rurali stanziate in valle. Si tratta di quella matrice insediativa prossimale (FO-<br />

RENZA, ZAMMATTEO 1997), aggregato minimo delle funzioni di malga e<br />

pagliaio, che i tedeschi accomunano nel termine Alme e si può tradurre con<br />

“alpe”.<br />

L’atto del 1442 simboleggia idealmente il sopraggiungere di tempi nuovi:<br />

grazie ai massari lavaronesi, che furono anche testi alla stesura dell’atto,<br />

l’assetto del monte si sarebbe rafforzato notevolmente.<br />

Il primo era Pietro Osell del fu ser Bertoldo di Lavarone. A Tezze la tradizione<br />

riporta che la prima abitazione fu Maso Hoseli. Probabilmente si trovava<br />

al Pletz del Motze (Tezze), un sito sfruttato già in preistoria, ricchissimo di scorie<br />

di fusione, che per questi motivi doveva costituire un pianoro di grande interesse.<br />

Inoltre la scoria garantiva la salubrità e uno straordinario drenaggio “innaturale”<br />

del suolo. L’ultimo atto ufficiale in cui compaiono gli Hoseli è del<br />

1710 (Aggiustamento et aggregazione rispettivamente dell’honoranda comunità di Lavarone<br />

con li vicini di <strong>Luserna</strong>). Il documento, che riguarda il tentativo di separarsi da Lavarone,<br />

viene sottoscritto da “Sebastian e Cristian q.[uondam] GB. Huesele”.<br />

Un altro testimone fu Nicolusso del fu Bertoldo di Lavarone: per tradizione<br />

<strong>Luserna</strong> (frazione) sarebbe nata proprio dal Maso dei Nicolussi (fra i tanti tratti<br />

opacizzati da una storiografia parziale ed approssimativa ci sono proprio le attestazioni<br />

delle famiglie. Una prova evidente della “elasticità” nell’uso dei nomi<br />

personali è il caso della famiglia Pedrazza).<br />

Vari atti, successivi al 1442 e ricompresi in mezzo secolo, documentano<br />

l’espansione delle “Almen”.<br />

Nel 1454: alcuni uomini di Lavarone giungevano a <strong>Luserna</strong> come livellari<br />

della Curazia di Brancafora; nel 1469: il doge di Venezia, Cristoforo Moro, inviava<br />

una ducale a Giacomo Trapp (insediatosi a Caldonazzo nel 1461), chiedendogli<br />

di intervenire a favore del Rettore - beneficiario di Brancafora in merito<br />

all’affitto dei pascoli di <strong>Luserna</strong>, che i malgari di <strong>Luserna</strong> si ostinavano a<br />

non corrispondere malgrado una sentenza già emessa contro di loro; nel 1471:<br />

il dinasta di Caldonazzo, allo scopo di risolvere la questione del confine, interrogò<br />

vari testimoni della zona (illi in et super dictis mansibus et in valle Astigi):<br />

Liserna comparirà in quattro deposizioni; nel 1480: l’atto di insediamento del<br />

nuovo curato di Pedemonte recita: “Licenza di esercitare la cura d’anime, se<br />

pur ve ne sono…”; nel 1487: durante la guerra veneta gli altipiani vennero occupati<br />

dalla Serenissima. Dopo la pace i massari di origine lavaronese, che fino

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