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volume - Centro Documentazione Luserna

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Paolo Zammatteo<br />

Al tempo che se faceva la menata in quel de Levego ... la menata era presso il rivo Biancho<br />

(LORENZI 1981) 3 : era la via impiegata per raggiungere le fiere levicesi da<br />

Marostica e Asiago (REICH 1973, p. 172). Malgrado il ruolo secondario rispetto<br />

alle vie che collegavano Caldonazzo all’altopiano di Lavarone, la carta di de<br />

Sperges, la Tirolis pars meridionalis Episcopatum Tridentinum del 1762, indica tutto il<br />

percorso della Val d’Assa col nome di Menador di Levico, quasi a sottolinearne<br />

la popolarità. E popolare lo era davvero: in realtà il Menador di Levico non sarebbe<br />

mai stato ammesso tra le strade istituzionali di attraversamento degli Altipiani.<br />

Il Menador di Levico veniva indicato anche con altri nomi.<br />

Il rivo che nomina i Caldonaci il rivo biancho, è quello che da Levegani e nominado il rivo<br />

de val schura; ... le vie nel discendere non metono nelle vie maistre de Caldonazo, ma ben<br />

schavezano il rivo della val Schura in quatro over cinque logi, et descendono verso Levego;<br />

... lui ha sentudo chiamar il rivo bianco anche rivo de val schura et anche rivo dei Bergamasch<br />

(REICH, pp. 169, 171).<br />

Si parla di vie, perché sarebbero diventate due: la seconda scendeva dalla<br />

Val Pisciavacca lungo il nuovo confine, fissato più ad Est dalla Sentenza Roboretana<br />

del 1605: era la strada dei Bròzi (GORFER 1977, p. 872) in ricordo dei<br />

carri a due ruote e con il retro a strascico, usati per l’avvallamento del legname.<br />

La Val d’Assa correva pressoché interamente all’interno dei confini dei Sette<br />

Comuni Vicentini, che già in epoca remota erano in possesso di particolari privilegi.<br />

Lo sfruttamento del collegamento con Asiago dalla Val d’Assa compare<br />

solo in documenti del 1487. All’epoca della guerra tra Sigismondo Conte del<br />

Tirolo e la Repubblica di Venezia, le vie da difendere contro l’invasione dei Veneziani<br />

dalla parte di Lavarone erano l’antica dell’Astico o di Vicenza, serrata dal covelo di Rio<br />

Malo, la malagevole a ritroso del Rio Torto, quella sua per le balze di <strong>Luserna</strong>, quella a ritroso<br />

della Tora [...] Di tutte queste strade o sentieri, la più comoda da battere era quella da<br />

Val d’Assa alle Vezzene, la quale appunto servì a vicendevoli invasioni ai belligeranti<br />

(REICH 1973, p. 148). In seguito la sua comodità avrebbe trovato riscontro<br />

nell’ambito degli scambi commerciali per il collegamento tra l’Alta Valsugana, il<br />

Pedemontano e la pianura di Marostica (BRIDA ,1989, p. 56).<br />

Nel 1537 si nominavano la via maistra, che conduce in Visentina e le vie che vanno<br />

verso il bislo e lucerna (REICH 1973, p. 166), ovvero la via della Val d’Assa, ormai<br />

la principale, e le due diramazioni sulla val Tora e in direzione di Casotto: il<br />

passo del Bisele veniva menzionato per l’ultima volta alla fine del Seicento come<br />

del tutto secondario (STOLZ 1953, p. 117; p. 238).<br />

3 “Menador” (documento del 1556).

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