volume - Centro Documentazione Luserna
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18<br />
Gian Maria Varanini – Edoardo Demo<br />
nell’ottica circoscritta al territorio dell’altipiano di Asiago è il dato delle provenienze<br />
dal Vicentino che specificamente interessa.<br />
Ho usato il termine ‘Vicentino’ perché rispetto a Verona e al Veronese una<br />
differenza balza chiarissima dal confronto. L’incidenza delle provenienze dirette<br />
dal capoluogo berico è infatti di poche decine, e soprattutto manca quella<br />
componente socialmente ed economicamente elevata che abbiamo constatato<br />
per Verona, rappresentata in modo notevole dall’élite mercantile. Tra i Vicentini,<br />
si possono registrare pochissimi cognomi noti: un Machiavelli, un Mainenti,<br />
forse un Calderari, e poco più; al contrario, c’è qualche caso interessante di<br />
mercante tedesco radicatosi a Vicenza, che mantiene relazioni commerciali con<br />
il nord, come è il caso di Tommaso «a Tellis» «de Monico Alemanie, sed nunc<br />
habitator et civis Vincentie». A farla da padrone sono dunque le provenienze<br />
dal distretto vicentino, e particolarmente interessante è un’analisi più ravvicinata<br />
di queste provenienze. Se non manca, infatti, qualche ‘rappresentanza’ della<br />
pianura, la maggioranza assoluta delle bollette relative a vicentini in transito riguarda<br />
le vallate dell’alto Vicentino, naturalmente con maggior presenza dei villaggi<br />
posti a quote più elevate o comunque ben addentro nelle valli, ma non<br />
senza attestazioni per i centri pedecollinari: così è per Arsiero, Posina, Carré,<br />
Caltrano, Piovene, Fara, S. Vito di Leguzzano, Thiene, Cornedo, Marostica.<br />
Tra le attività professionali attestate per i distrettuali vicentini, la presenza di<br />
molti lanaioli costituisce una attesa conferma di quanto le ricerche del Demo<br />
hanno mostrato con efficacia: il lanificio delle valli vicentine (ad esempio ad<br />
Arzignano e a Schio) è una realtà importante. Analoghe considerazioni possono<br />
essere fatte per il settore del cuoio e delle pelli. Quanto agli uomini della<br />
montagna vicentina, essi sono fittamente presenti; quasi tutti i Sette Comuni<br />
sono rappresentati (Asiago, Rotzo, Roana, Lusiana, Gallio, ecc.) e hanno una<br />
evidente specializzazione nelle attività di trasporto, visto che la qualifica di<br />
«mulaterii» li riguarda in modo diffuso, insieme peraltro con altri di Velo<br />
d’Astico o genericamente «de Vicentina». Sarebbe allettante infine ricollegare<br />
alle attività metallurgiche la robusta presenza di uomini di Forni d’Astico<br />
(«Furni de Vicentina»), ma mancano per ora riscontri puntuali.<br />
Questo insieme di indizi costituisce dunque una conferma, utile pur nella<br />
sua modestia, di due dati strutturali. Da un lato, la circolazione di uomini e di<br />
beni attraverso gli altipiani di Asiago, di Lavarone e di Folgaria è nel Quattrocento<br />
una maglia di quell’immensa fittissima rete di relazioni commerciali e culturali<br />
che copre l’intera montagna alpina e prealpina: per riprendere la nota<br />
immagine di Bergier, ‘le Alpi (e le prealpi) attraversate’, e non nel senso di pochi<br />
itinerari obbligati finalizzati a un veloce transito, ma nel senso di un ‘attraversamento’<br />
in tutte le direzioni e su tutti gli itinerari. Dall’altro lato, osservando<br />
la stessa realtà in un’ottica più locale, si ha la conferma che questo comprensorio<br />
montano posto fra Trento e Vicenza, queste ‘Alpi vissute’ (ripren-