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volume - Centro Documentazione Luserna

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Lavarone, i Lombardi e la leggenda del Melegnon 47<br />

tracce di mineralizzazioni e ne intrapresero lo scavo limitatamente a quelle zone<br />

dove affiorava il filone.<br />

Una prima cernita del minerale avveniva all’interno dei cunicoli, sia in corrispondenza<br />

delle piccole camere di coltivazione, sia per riempire di detriti la<br />

parte inferiore di gallerie inclinate ed abbandonate (TIZZONI 1997, p. 273).<br />

L’influenza della più antica cultura mineraria lombarda si manifesta episodicamente<br />

in tutto il Trentino, secondo una mobilità in direzione Ovest-Est: nel<br />

1223 risulta un giuramento di fedeltà reso nell’episcopato di Bergamo ai signori<br />

di Giovo e Faedo 10 , il cui castello si trova in Val d’Adige, ben più a Nord. Da<br />

Faedo dipendeva la prima miniera d’argento documentata in Trentino, oggetto<br />

di compravendita fra i signori di Faedo e il vescovo di Trento nel 1185. Si trovava<br />

nelle Giudicarie (area di Preore), una zona soggetta ancora al vecchio ordinamento<br />

lombardo, stirpe da cui discendeva anche l’antica famiglia comitale.<br />

Minatori valtellinesi erano presenti sul Calisio e a Viarago 11 .<br />

Ma è del tutto particolare e considerevole la frequenza e la varietà di indizi,<br />

anche indiretti, che si incontrano fra Lavarone e le Valli del Leno: i toponimi<br />

Val dei Lombardi a Terragnolo e rivo dei Bergamaschi (REICH 1973, pp. 169-171),<br />

il Rio Bianco; le leggende con il nano Lombardo a Trambileno (ŠEBESTA 1980,<br />

p. 83), figura fantastica di ispirazione mineraria.<br />

Sugli altipiani tra Folgaria, Vallarsa e Lavarone più diffusi sono i toponimi<br />

metallurgici.<br />

Forni di Tonezza deve il suo nome all’intensa attività di lavorazione del minerale,<br />

che si estraeva dalla Val Barberena e veniva condotto attraverso il Passo<br />

della Vena. E Forni Valdastico riprende lo stesso motivo, ma per la lavorazione<br />

del ferro di Brancafora e San Pietro.<br />

A Folgaria troviamo Burfla (assaggio minerario) e Cechen (Zeche, compagnia<br />

mineraria). Sempre a Folgaria-Guardia c’è memoria di una antica miniera<br />

di rame in località Hindertoll - che sarebbe stata chiusa dopo una frana - e si<br />

trova ancora calcopirite (LARCHER 1995, p. 223). Maso Zeche è in Vallarsa e<br />

non è molto distante da Ometto, dalla Val Gerlano e dalla miniera “d’oro” di<br />

Speccheri, attiva fino al 1902. In Valle del Cherle, una valletta laterale a Omet-<br />

10 A margine di un avvenimento del 1223 si profila un legame dei da Giovo con il Bergamasco:<br />

Lucarda di Otelino di Caldaro giura fedeltà come donna della masnada di Concio di<br />

Giovo (GORFER 1990), I castelli del Trentino. Guida, Arti Grafiche Saturnia, Trento 1990:<br />

Vol. 2°, p. 80). L’avvenimento viene celebrato a Porta (S. Agostino), sede anche della società<br />

mineraria del 1289.<br />

11 La vicenda è ampiamente descritta in: ZAMMATTEO 2003, Viaggio attraverso un pezzo di<br />

storia del Trentino. L’eredità mineraria medievale e l’Alta Valsugana, in “Il Trentino”, rivista della<br />

Provincia Autonoma di Trento, anno XL, Numero 260, Trento 2003. ZAMMATTEO<br />

2000, ZAMPEDRI et Alii 2004, Le miniere d’argento di Viarago, in A.A.V.V., Storia del paese<br />

nei documenti e nei ricordi. Viaracum, Vilrag, Viarac, Viarago, Pergine Valsugana 2004.

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