Metodi e strumenti di misura per l'esecuzione di test non distruttivi ...
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Capitolo 1 I controlli <strong>non</strong> <strong>di</strong>struttivi<br />
- alla con<strong>di</strong>zione che le correnti indotte penetrino in profon<strong>di</strong>tà nel materiale, fino ad<br />
interessare tutto lo spessore del manufatto o comunque la porzione esterna <strong>di</strong> esso che si<br />
intende esplorare al fine <strong>di</strong> rivelare <strong>di</strong>fetti <strong>non</strong> accettabili;<br />
- alla con<strong>di</strong>zione che i segnali associati alla presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti siano <strong>di</strong>scriminabili rispetto<br />
ai segnali originati da cause estranee ai criteri <strong>di</strong> accettabilità del prodotto.<br />
Il problema della rilevabilità dei <strong>di</strong>fetti nei manufatti può essere affrontato, almeno <strong>per</strong> quanto<br />
attiene la seconda con<strong>di</strong>zione, scegliendo <strong>di</strong> volta in volta il valore ottimale della frequenza<br />
del campo magnetico indotto; è intuibile che il valore selezionato <strong>per</strong> tale parametro deve<br />
risultare dal compromesso tra la necessità <strong>di</strong> penetrare una data porzione del materiale e<br />
quella <strong>di</strong> ottenere sfasamenti quanto maggiori possibili tra il segnale utile associato ai <strong>di</strong>fetti e<br />
quelli associati a tutte le altre cause <strong>non</strong> interessanti il controllo e costituenti quello che<br />
normalmente viene designato come rumore <strong>di</strong> fondo, ovvero <strong>di</strong>sturbo.<br />
Per quanto attiene alla prima con<strong>di</strong>zione invece, rileviamo che essa impone che il <strong>di</strong>fetto, <strong>per</strong><br />
essere rilevato, debba essere situato entro lo spessore <strong>di</strong> conduzione delle correnti indotte in<br />
modo da costituire elemento <strong>di</strong> <strong>per</strong>turbazione; ciò tuttavia <strong>non</strong> è sufficiente, essendo<br />
in<strong>di</strong>spensabile anche che la <strong>per</strong>turbazione abbia entità tale da poter essere sicuramente<br />
rilevabile dall’esterno. Tenendo allora presente la <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione che assumono le<br />
correnti indotte nella sezione del conduttore, è evidente che tutti i <strong>di</strong>fetti affioranti alla<br />
su<strong>per</strong>ficie, intercettando gli strati a maggiore densità <strong>di</strong> corrente indotta, saranno sicuramente<br />
rilevabili, mentre lo stesso può <strong>non</strong> accadere <strong>per</strong> i <strong>di</strong>fetti <strong>non</strong> affioranti che interessano solo<br />
gli strati più interni <strong>di</strong> conduzione ai quali, <strong>per</strong> certi valori <strong>di</strong> frequenza, compete una densità<br />
<strong>di</strong> corrente <strong>per</strong>centualmente molto bassa rispetto a quella degli strati esterni.<br />
E’ <strong>per</strong> questa ragione che normalmente si ritiene che la rilevabilità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto sia assicurata,<br />
purché questo sia ubicato entro la zona <strong>di</strong> conduzione, ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>per</strong> cui la densità <strong>di</strong><br />
corrente indotta sia ancora pari a circa il 37% della densità <strong>di</strong> corrente dello strato su<strong>per</strong>ficiale<br />
(cioè entro lo spessore <strong>di</strong> penetrazione).<br />
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