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ebook numero 17 - Calomelano

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Come avevo immaginato, le fonderie non avevano subito offesa,<br />

vista la loro distanza dall’esplosione.<br />

La prima e la seconda officina erano ancora sprangate.<br />

Tavosanis e Rizzi si infilarono nella calle tra l’una e l’altra e ne<br />

controllarono il perimetro.<br />

Il terzo portone era spalancato. Dall’interno venne un rumore di<br />

martello. Mi affacciai sulla soglia e avanzai lento, passando in<br />

rassegna i diversi reparti. Nella zona dei falegnami non c’era un<br />

attrezzo fuori posto. I tronchi già sagomati erano divisi per calibro<br />

e tipo, nelle solite cataste meticolose. Più avanti, nel settore degli<br />

stampi, un certo disordine era normale. Sacchetti di calce, crini di<br />

bue, calchi di cera per decorazioni in rilievo: tutto era sparso sui<br />

grandi tavoli o ammucchiato negli angoli senza criterio. L’odore<br />

pestilenziale del sego usciva dai vasi lasciati aperti. Solo i gusci in<br />

creta erano riposti con attenzione, pronti ad accogliere il bronzo<br />

fuso. Dalla parte opposta, i telai per la foratura riposavano in<br />

silenzio e nessuno faceva girare i torni da rettifica, le ruote delle<br />

trivelle, i trapani ad archetto per bucare i foconi.<br />

Anche le rastrelliere dei pezzi finiti sembravano deserte, ma di<br />

nuovo mi giunse all’orecchio un rumore di metallo.<br />

Al mio «Chi è là?» rispose una voce sottile e un attimo dopo,<br />

dietro una lunga colubrina spuntò una testa grigia. Era Varadian,<br />

l’artigliere armeno che si occupava dei prototipi. Non feci in<br />

tempo a domandargli se avesse notato qualche stranezza, che<br />

subito mi incalzò.<br />

– Sior De Zante, meno male che siete arrivato, almeno voi.<br />

Aveva lo sguardo stravolto. Lo stanzone era freddo e le fornaci<br />

spente, ma la sua fronte era imperlata di sudore.<br />

– Che cosa vi angustia?<br />

Spalancò gli occhi, come se alle mie spalle fosse apparso uno

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