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ebook numero 17 - Calomelano

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Ed eccomi, in mano quei rozzi dadi, di fronte a me la barca,<br />

una batana, e sulla batana il Tuota. La luna lo illuminava per<br />

farmelo guardare, e anch’egli mi guardò.<br />

– Hai tre volte un bel coraggio a farti rivedere, in questo posto,<br />

in questo modo, – mi disse nella sua lingua, il vegliotto. – Ti ho<br />

riconosciuto a stento. Hai scampato di poco una morte da cane.<br />

Non poteva certo avermi perdonato, e la sorpresa, il mio<br />

aspetto, il mio scherzo, tutto concorreva a rimestare il rancore.<br />

– Sto fuggendo, Tuota. Venezia mi vuole morto.<br />

Tuone Jurman scosse la testa, come quando da ragazzino<br />

peccavo d’ingenuità. L’età non sembrava aver segnato il volto, non<br />

fosse stato per la barba ormai grigia. Tuone Jurman. Il Tuota.<br />

Avrei voluto raccontargli gli anni del nostro distacco e quel che<br />

mi era accaduto giorni prima. Dire della mia vita segreta, delle mie<br />

mansioni da ombra.<br />

Forse, sulle prime, mi avrebbe ascoltato fingendo di fare altro:<br />

scrutare fra i canneti, cercare luci lungo le sponde, dare ordini a<br />

voce bassa ai due uomini che lo assistevano. Non conoscevo<br />

nessuno dei due, erano molto giovani. Poi, al precisarsi dei dettagli<br />

della mia seconda vita (o era la terza?), chissà che avrebbe fatto il<br />

vecchio contrabbandiere. Forse mi avrebbe gettato in acqua, non<br />

prima di avermi sgozzato con il coltello da pesce. O forse no, forse<br />

mi avrebbe umiliato con un grave, taciturno disprezzo.<br />

Non raccontai nulla, né lui chiese niente. Non chiese come mai,<br />

di tutti i posti, stessi tornando proprio a Ragusa, città di ricordi e<br />

di spie, di strade dove occhi e orecchie potevano riconoscermi, e<br />

osterie dove bocche potevano vendermi.<br />

Io invece me l’ero chiesto, nei giorni di solitudine: perché a<br />

Ragusa, ancora così vicina alle fauci del leone?<br />

La risposta era lui: Tuone Jurman.

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