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ebook numero 17 - Calomelano

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vista si apre sulle Elafiti, sui cocuzzoli di \ipan e Mlijet e sulla<br />

montagna che sovrasta Ragusa. L’emozione mi solletica le gambe.<br />

Il Tuota non sa dove sto andando.<br />

Ci guardiamo in silenzio, per un momento che ricorderò<br />

lunghissimo. È un uomo non alto, ma ha spalle larghe. Ho i suoi<br />

stessi capelli neri, le stesse orecchie piccole e quasi prive di lobo, la<br />

stessa fossetta sul mento. Il resto me l’ha dato mia madre. Porta<br />

un manto rosso, chiuso su una spalla con cinque bottoni tondi.<br />

Bottoni d’oro. Sfavillanti. Ha in testa un berretto largo di velluto,<br />

rosso pure quello. Anche le mie gote devono avere quella tinta.<br />

Non sono che un ragazzo, e mi ritrovo ad annaspare. È il giorno<br />

più importante della mia vita.<br />

Il capitano sa di me tante cose, molte risalenti a quand’ero con<br />

mia madre. Era lei a scrivergli, a tenerlo al corrente? De Zante ha<br />

mai risposto? Forse si sono scambiati lettere gonfie di rimpianti e<br />

rimorsi, di pena d’amore, di sogni irrealizzabili. O forse no, forse<br />

qualcuno osservava la nostra vita, i nostri giorni, mandando ogni<br />

tanto dispacci a Venezia. Non oso chiederlo, né mai lo scoprirò.<br />

Dopo la sua morte, tra i suoi averi non troverò lettere, né niente<br />

che faccia pensare a mia madre.<br />

Di sicuro, con la morte di Sarah il vetro si è appannato. Di<br />

quella parte della mia vita ha notizie incerte, episodi raccontati in<br />

modo vago.<br />

– Quando ho chiesto di te, ho saputo che ti eri messo co una<br />

banda de contrabandieri. Ti xe mi fio, e meriti di meglio. Forse<br />

l’ho capito tardi, ma non troppo tardi, semo ancora in tempo par<br />

ricominciar. A Venexia.<br />

Venezia. Tutto il suo discorso punta in quella direzione. Non<br />

parla di mia madre, del perché la abbandonò. Non mi chiede di<br />

me, dell’Abecassi, della vita nel ghetto. Non sono più cose

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