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ebook numero 17 - Calomelano

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Lessi la preoccupazione sulla faccia larga del barese.<br />

– Muezzinzade non è un calascione. Se lo conosco, non<br />

rinuncerà a dare battaglia, – disse. – L’acque ca non ha fatte in<br />

ciele sta. Dio darà la vittoria a chi la merita.<br />

Mimi Reis aveva reinvestito il denaro guadagnato nell’impresa<br />

di Nasso allestendo una galeotta, che i turchi chiamano kalita. Le<br />

navi sottili del Sultano sono simili a quelle cristiane e sono migliori<br />

veliere, benché peggio costruite. Sono arcuate, con prua e poppa<br />

molto alte sull’acqua, e armate più alla leggera. L’equipaggio –<br />

quasi tutti greci e albanesi, molti rinnegati italiani, qualche<br />

moscovita e polacco – era ben nutrito e riceveva tre aspri al giorno<br />

di paga. Mimi Reis aveva scelto personalmente ogni rematore.<br />

Niente schiavi: voleva essere certo che, in caso di confronto, tutti<br />

prendessero le armi. Il vento era favorevole, il mare calmo. La<br />

nave filava sulle onde, tutto appariva propizio al viaggio, ma<br />

l’aspettativa e la preoccupazione aleggiavano tra ponte e banchi<br />

come una nube impalpabile, persistente. Dormivo poco e male, e<br />

non si trattava dei soliti disagi di chi va per mare.<br />

Erano incubi, come scenario una città affiorante dall’acqua,<br />

circondata da mura sbrecciate, semidistrutte. La scena<br />

comprendeva tutta la mia vita, tutti i volti e le voci che<br />

appartenevano ai miei giorni. Arianna mi tradiva ogni notte, Dana<br />

mi aspettava all’ombra del carrubo, e parlava ebraico. Ogni notte<br />

arrivavo in un luogo che era Ragusa, ed era Salonicco,<br />

Costantinopoli vista dal mare, e Famagosta circondata di cadaveri.<br />

Quella notte il Tuota vagò sulla corsia della kalita. O forse era<br />

Ismail. Lo vidi chiudere gli occhi a un fante caduto in battaglia, e<br />

rimproverare Spirito Santo, il nostro cane, per avere morso un<br />

piede del cadavere.

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