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ebook numero 17 - Calomelano

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Le retrovie erano una fangosa fiumana d’uomini. L’agonia della<br />

fortezza aveva attratto gente d’ogni risma, che attendeva di<br />

avventarsi sui resti, di rosicchiare gli ossi della preda. Lala Mustafa<br />

teneva il naso poggiato su una fiala d’essenze, per non essere ferito<br />

dal lezzo.<br />

Nascosti dalle trincee e dal muro d’uomini che ci proteggeva,<br />

arrivammo ai piedi di una delle torri che avevamo veduto dal<br />

mare. Era un’opera in legno, simile a un castello spettrale, fatta di<br />

travi, fascine, cesti di vimini colmi di pietre, tenuta insieme a<br />

fatica da gomene di navi.<br />

Il lato esposto ai colpi era rivestito di bambagia. La sua mole<br />

offriva l’unica ombra nel raggio di molti passi.<br />

Guardai di sopra, e mi sembrò che il forte si muovesse per<br />

cadermi addosso. Capii che era il moto delle nubi, sullo sfondo, a<br />

produrre quell’impressione.<br />

Salimmo, lasciando il grosso della scorta ai piedi della torre. Le<br />

scale di legno portavano verso l’alto in maniera agevole. Al primo<br />

piano erano pronte a sparare astori e colubrine.<br />

In cima, mi apparve la città, distante non più di duecento passi.<br />

I turchi avevano aperto diverse brecce nella controscarpa ed erano<br />

entrati nel fossato. Lala Mustafa ci spiegò che là dentro avevano<br />

scavato strade coperte, per rodere le difese pietra dopo pietra e<br />

sistemare mine senza essere bersagliati. Con le macerie avevano<br />

innalzato barriere trasversali rispetto alla fossa, alte quasi quanto<br />

le mura, per usarle come argini e ponti, e come difese per scendere<br />

nel fossato senza che dai torrioni laterali li si potesse colpire.<br />

Vedevo uomini sgretolare una pietra alla volta, con uncini e<br />

picconi, i tratti della barriera già rotti dalle cannonate,<br />

proteggendosi con tavole coperte di pelli bagnate.<br />

I difensori non erano più sulle mura, a parte pochi, ma più

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