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ebook numero 17 - Calomelano

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nascondergli la verità, volevo comprarmi il diritto al suo aiuto.<br />

Il Tuota guardò il prezioso oggetto, se lo rigirò in mano,<br />

dopodiché, senza nemmeno rialzare il capo, me lo restituì.<br />

Scomparve dentro la botola, che si richiuse sulla sua testa. Ascoltai<br />

lo scricchiolio dei pioli e i passi che si allontanavano.<br />

Mi accostai all’unica presa di luce, la piccola altana sui tetti.<br />

Ragusa era una manciata di tegole rosso fuoco e pietre bianche, tra<br />

il verde della montagna e quello del mare. Quand’ero ragazzo, da<br />

quell’apertura, avevo osservato le navi entrare in porto. Quante<br />

volte, nelle giornate limpide di maggio o settembre, avevo sognato<br />

a occhi aperti, cercando il profilo del Gargano. E quante notti<br />

avevo trascorso, ammirando le costellazioni.<br />

Molti anni prima, in un giorno d’estate, ero arrivato al porto di<br />

corsa. Gridavo: «Tuota, tuota», perché avevo imparato a lanciare<br />

il coltello e volevo che mi vedesse. Alcuni dei marinai che stavano<br />

lì attorno pensarono che «Tuota» fosse una storpiatura, il mio<br />

modo per dire Tuone, cioè Ante, Toni, Antumi, Antal. Il suono<br />

della parola era piaciuto a tutti, perché da allora iniziarono a usarla<br />

sempre, benché i dalmati sapessero che «Tuota» è una parola<br />

dell’isola di Veglia e significa lo stesso che baba in turco, tata in<br />

croato, pare in veneziano e papa in giudesmo. Proprio così avevo<br />

cominciato a chiamarlo, papa, nella lingua di mia madre e dei<br />

giudei di Spagna, ma lui mi aveva detto che la parola non gli<br />

piaceva, perché il papa è il re di tutti i preti e a lui non piacevano<br />

né i re né i preti. Così mi aveva dato il permesso di chiamarlo<br />

Tuota, come faceva lui con suo padre, e io, che avevo otto anni e<br />

un padre sconosciuto, non me l’ero fatto ripetere due volte. Al<br />

porto lo sapevano tutti che Tuone Jurman non aveva figli, non era<br />

sposato e, per come lo conoscevano, l’idea che qualcuno lo potesse<br />

chiamare padre li faceva persino ridere. Così il soprannome

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