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ebook numero 17 - Calomelano

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qualcuno lo voleva assaggiare poteva prepararlo in un attimo, il<br />

kishir. I due indiani, invece, avevano ingannato l’attesa ballando<br />

nel parco. Macché ballando, quella era una lotta, non hai visto<br />

quando hanno tirato fuori gli scudi e le fruste? Che agilità! Hai<br />

visto quando uno dei due ha saltato l’altro a piedi uniti?<br />

Io mi aggiravo, un poco smarrito, nel turbinio di voci e di<br />

racconti. Nessuno sembrava far caso a me, la novità del giorno era<br />

la riapparizione del vecchio. Chi aveva conosciuto Ismail prima<br />

che andasse a Mokha – e perciò iniziassero a chiamarlo Il Mokhese<br />

– sembrava avere per lui grande stima, vi era solennità nel modo<br />

in cui ne parlava, rispondendo ai quesiti dei novizi. Questi ultimi<br />

erano fanciulli e fanciulle che servivano don Yossef e donna Reyna<br />

soltanto da pochi anni, o addirittura pochi mesi. Ascoltavano<br />

ammirati le storie che, danzando, passavano da una testa all’altra.<br />

Annuivano e tornavano alle loro mansioni più curiosi di prima,<br />

ansiosi di vedere el Alemán, quando in uno dei giorni a venire<br />

fosse di nuovo giunto a palazzo.<br />

Anch’io seguivo quelle storie: si annunciavano come riferimenti<br />

vaghi, due frasi buttate lì come a dire dài retta a me, ché so come<br />

stanno le cose, poi venivano riferite, commentate, fornite di glosse<br />

come si fa coi poemi antichi, e per quelle glosse si collegavano e<br />

riversavano l’una nell’altra, prendevano nuove forme e<br />

consistenze. Il vecchio compariva ora in un paese ora in un altro,<br />

era stato in Africa e in Francia, nel Cipango e nel Catai. Aveva<br />

conosciuto Martin Lutero, stava dicendo una cuoca a una giovane<br />

sguattera, sull’uscio dell’anticucina. Io ascoltavo da dietro una<br />

colonna, la schiena appoggiata al marmo fresco, e tenevo gli occhi<br />

chiusi. La donna parlava un giudesmo incantevole che mi ricordava<br />

l’infanzia, ogni sua frase terminava con una nota alta, un po’ come<br />

quando, in Italia, accade di ascoltare le genti di Ascoli o Ancona.

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