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ebook numero 17 - Calomelano

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ene, e che nell’Adriatico ci avrebbe impedito la navigazione.<br />

La nave avanzava a fatica, a forza di remi, lottava contro i flutti<br />

e le correnti. Le murate cigolavano, come impalcature sul punto di<br />

cedere. In mezzo a quel frastuono di legno, vento e schiuma,<br />

sentivo a malapena le imprecazioni della ciurma, e mi pareva che<br />

tutti parlassero lingue incomprensibili, aliene. Ringraziai l’ottima<br />

fattura dei panni turcheschi ricevuti a Salonicco: una cappa di lana<br />

grezza, spesse brache lunghe fin sotto il ginocchio, calzettoni.<br />

Quando la temperatura si abbassò ancora, Efrem mi consegnò un<br />

mantello di pelliccia.<br />

Una mattina di dicembre, i sobborghi di Costantinopoli<br />

apparvero alla vista. Salii in coperta e mi accolse una folata tesa di<br />

pioggia e neve ghiacciata. Poi, di colpo, il vento cessò. La neve<br />

prese a fioccare lenta, prima rada e man mano più fitta. Nella<br />

clessidra del tempo, lo scorrere della sabbia sembrava rallentato.<br />

Guardavo la neve sciogliersi sulla superficie mobile delle onde, poi<br />

guardavo la costa, ansioso di dare un nome a luoghi e palazzi che<br />

Efrem mi aveva indicato su una mappa.<br />

Nonostante il tempo inclemente, barche di ogni dimensione e<br />

fattura ingombravano quel tratto di mare. Cercavano riparo,<br />

dirette verso il Corno d’Oro, l’unico approdo sicuro lungo le rive<br />

del Bosforo.<br />

Passammo di fronte a una fortezza, le sette torri che davano il<br />

nome al sobborgo di Yedi Kule. Un fetore stagnante ferì le narici.<br />

Puzzo di morte, escrementi, urina. Il mio arrivo era salutato come<br />

si conviene. Guardai Efrem, che mi affiancava sul ponte. Rispose<br />

senza attendere domande, attraverso un fazzoletto messo a<br />

protezione delle narici. Disse che erano le concerie. E i cordai. E i<br />

mattatoi.<br />

La nave costeggiò le mura imponenti che serravano la città da

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