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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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porto, esperienza che l’ha portato a rivedere amici e conoscenti<br />

di lunga data, dormendo nei giardini, nelle<br />

case, in piccoli hotel di fortuna lungo la strada. Ci dice<br />

che questo viaggio è e sarà materia di poesia.<br />

Creare nuovi cantieri di ricerca comparativa: la proposta<br />

di Antonio Arantes.<br />

Con Antonio Arantes, antropologo formatosi a Cambridge,<br />

estimatore dell’antropologia italiana, degli scritti di Ernesto<br />

de Martino e Alberto Cirese, il dialogo è stato illuminato da<br />

un clima di familiarità e fluidità di pensieri. Antonio Arantes,<br />

che ha contribuito come membro dell’Istituto del Patrimonio<br />

Brasiliano (IPHAN, Instituto do Patrimônio Histórico e<br />

Artístico Nacional) alla redazione della Convenzione del<br />

2003, ha vissuto una vita impegnandosi ad aprire frontiere,<br />

all’insegna di un eclettismo di interessi che lo hanno portato<br />

ad occuparsi di poesia e letteratura orale, diritto internazionale,<br />

artigianato e arte come agenti di sviluppo. All’interno<br />

del piccolo gruppo di ONG accreditate Unesco, Antonio ha<br />

animato e gestito il dialogo offrendoci l’esperienza del<br />

Brasile e la sua complessa sofisticata capacità di negoziazione.<br />

ARTESOL, Artigianato solidale, è una iniziativa importante<br />

per lo sviluppo di vaste aree rurali in Brasile. Al suo arrivo<br />

a Siena, in viaggio verso la Sardegna, ci offre piccole<br />

opere di pirogravuras d’artisti brasiliani valorizzati nell’ambito<br />

del “programma artigianato solidale” di cui si occupa,<br />

e di cui desidera parlarci. Antonio ci porta l’esperienza di<br />

una vita impegnata a tessere legami tra la ricerca scientifica<br />

ed universitaria, le pratiche artistiche e artigianali, i testi di<br />

legge e le realtà politiche e sociali. Partendo richiama la nostra<br />

attenzione sulla considerazione dei processi politici, le<br />

ragioni identitarie che si manifestano attraverso le battaglie<br />

patrimoniali, il consolidarsi di un vasto movimento di rivendicazione<br />

della cultura come diritto. Dalla sua tesi di dottorato<br />

sulla letteratura popolare e i “cordelets”, testi poetici a<br />

stampa che si possono comprare sui mercati e testimoniano<br />

dell’importante presenza di tradizioni letterarie mediterranee<br />

in Brasile (fonte di ispirazione e creazione per gli improvvisatori<br />

e poeti popolari in Brasile), e da questi nuovi incontri<br />

trae energie ed ispirazione per pensare un progetto di<br />

studio di cui il Brasile potrebbe farsi sostenitore. Parliamo di<br />

studi centrati sull’area mediterranea e sul fenomeno delle<br />

migrazioni di corpus letterari e arti della parola, dei grandi<br />

movimenti migratori, di un fronte di studio comparativo<br />

sull’improvvisazione e delle sfide degli studi post-coloniali.<br />

Antonio non manca di evocare anche le nuove forme di improvvisazione<br />

nei contesti urbani, come il rap e lo slam, già<br />

portati a dialogare con le tradizioni di improvvisazione poetica<br />

sui palchi del progetto INCONTRO in Corsica. Scopriamo<br />

che la famiglia Arantes ha origini abruzzesi da parte materna,<br />

che in casa di sua madre si respirava la cultura italiana:<br />

di questi legami troviamo testimonianza nella sua volontà<br />

di parlare la nostra lingua.<br />

Tanti volti per un progetto. Dialoghi di contesti,<br />

rinascite e creatività<br />

Non possiamo non evocare la presenza degli amici di<br />

Catalogna, Gianni Ginesi e il poeta Carles Breda, Joan Vidal<br />

e Lluis Garçia, i vivaci determinati glosadors di Mallorca, i<br />

nostri poeti in ottava rima, Irene Marconi e Donato De<br />

Acutis, il giovane ricercatore Matias Isolabella che ci ha parlato<br />

dei payadores dell’Argentina. Sono i volti giovani<br />

dell’improvvisazione che ci hanno mostrato la vitalità delle<br />

diverse tradizioni di poesia improvvisata. Come ci ha scritto<br />

in un messaggio Felip Munar y Munar, “En Mallorca y<br />

Menorca se vive un gran auge de la poesía oral improvisada”.<br />

Il progetto di riconoscimento deve compiere un<br />

lungo cammino per capire le proprie ragioni d’essere, identificare<br />

i punti di incontro e, in una prospettiva comparativa,<br />

far sì che dalla reciproca conoscenza possano nascere nuove<br />

consapevolezze e determinazioni, che rinforzino una strada<br />

di diversità che dialogano, si scoprono e si riconoscono rinforzando<br />

i propri contesti di creatività, situandoli nel mondo<br />

globale. Chiuderò questo percorso ricordando, con Adriano<br />

Favole (Favole 2009), l’attualità di una riflessione sulla creatività<br />

culturale e sul “rinascimento” di molte culture native<br />

nel quale, penso, possiamo iscrivere questo nostro progetto<br />

sull’improvvisazione poetica, segnalando un interessante<br />

nesso con la riflessione di Abderrahman Ayoub, sui rapporti<br />

tra improvvisazione, memoria, creatività. “Alle fine del secolo<br />

scorso, l’Annual Review of Anthropology affidò a M.<br />

Sahlins la redazione di una sorta di editoriale che suona, riletto<br />

a qualche anno di distanza, come un bilancio dell’antropologia<br />

novecentesca. In What is atnthropological<br />

enlightement? Some lessons from Twentieth century<br />

(1999), Sahlins sostiene che il secolo si chiude con una<br />

grande sorpresa: la persistenza, la vivacità, il “rinascimento”<br />

di molte culture native. (…) L’analisi di Sahlins ha il merito di<br />

aprirci un cammino verso un concetto che fa ancora fatica<br />

ad entrare nella nostra cassetta degli attrezzi. Un concetto<br />

evocato proprio nella parte finale del suo articolo:<br />

“È per noi di grande interesse la creazione continua di<br />

nuove forme nella Cultura di culture che caratterizza il<br />

mondo moderno (…) la cultura non è soltanto un patrimonio,<br />

la cultura è un progetto (1999:XX-XXI).<br />

È la nozione di creatività culturale che, a mio modo di vedere,<br />

potrebbe entrare proficuamente nel lessico degli<br />

antropologi”.<br />

Bibliografia<br />

Fasulo, A. (2009) Fiducia, “AM - <strong>Antropologia</strong> Museale”, 22, pp. 51-53.<br />

Favole, A. (2009) Creatività culturale, “AM - <strong>Antropologia</strong> Museale”, 22, pp. 51-53.<br />

Garfinkel, H. (1967) Studies in ethnomethodology, Prentice Hall, Englewood Cliffs.<br />

Goffman, E. (1988) Il rituale dell’interazione, Il Mulino, Bologna, ed. or. 1967 Interaction Ritual, Garden City, Doubleday.<br />

Goody, J. (1979) La raison graphique, la domestication de la pensée sauvage, Ed. de Minuit, Paris.<br />

Luhmann (2002) La fiducia, Il Mulino, Bologna, ed. or. 1968 Vertrauen, Lucius & Lucius, Stuttgart.<br />

Parry, A. (a cura di) (1971) The Making of Homeric Verse. The Collected Papers of Milman Parry, Clarendon Press, Oxford.<br />

Per gli scritti di Milman Parry del 1930, vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Milman_Parry e en.wikipedia.org/wiki/Oral_poetry<br />

Todorov, T. (1998) La vita comune, Milano, Pratiche, ed. or. 1995, La vie commune. Essai d’anthropologie générale,<br />

Seuil, Paris.

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