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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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IL PALIO DI SIENA.<br />

Alessandra Broccolini - Sapienza Università di Roma<br />

produrre l’UNESCO e gli inventari culture<br />

del<br />

patrimonio immateriale in Italia<br />

Inventari, catalogazione e comunità<br />

Il campo degli “inventari” del patrimonio culturale, termine al quale in Italia in ambito<br />

istituzionale si preferisce quello di “catalogazione”, sta avendo negli ultimi anni un<br />

nuovo impulso di interesse in campo internazionale per quanto attiene il patrimonio<br />

immateriale in relazione alle politiche UNESCO. Per le problematiche che introduce nei<br />

rapporti tra conoscenza, politiche del patrimonio e comunità, tale campo di dibattiti<br />

non è in realtà recente; già dieci anni fa il museologo De Varine aveva discusso la pratica<br />

del censimento in relazione ad un diverso modo di intendere il rapporto tra patrimonio<br />

culturale e comunità, indicando la strada per un catalogo condiviso e partecipato<br />

da contrapporre a censimenti tecnocratici o scientifici distanti dalla partecipazione<br />

e non utili – a suo avviso – allo sviluppo locale e alla partecipazione di singoli e delle<br />

comunità 1 .<br />

La posizione di De Varine e le pratiche di inventari partecipati sperimentate da alcuni<br />

stati e legate ad esperienze ecomuseali 2 esprimono un modo di intendere le politiche<br />

del patrimonio che si è imposto di recente anche nelle politiche unescane che hanno<br />

prodotto la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale del 2003.<br />

Tuttavia, anche se l’articolo 12 della Convenzione fa esplicito riferimento alla stesura<br />

di inventari, che sono indicati come unica azione realmente prescrittiva per l’implementazione<br />

della Convenzione da parte dei singoli stati, l’UNESCO non definisce le modalità<br />

di stesura di questi inventari, lasciando agli Stati la scelta se coinvolgere o meno, e<br />

a che livello, i portatori di tale patrimonio, anche se in diversi punti della Convenzione<br />

(art. 11, art. 15 ecc.) si fa riferimento esplicito alla questione della partecipazione 3 .<br />

Cataloghi ed inventari del patrimonio culturale immateriale in diversi stati esistono da<br />

tempo e seguono modalità diverse legate alle politiche patrimoniali nazionali. In alcuni<br />

paesi con un rapporto storico con tipologie di beni tradizionali legati a categorie occidentali<br />

(patrimonio storico-artistico, archeologico, ecc.) anche le politiche patrimoniali<br />

relative al patrimonio immateriale sono state modellate su competenze professionali,<br />

piuttosto che sulla partecipazione delle comunità e dei portatori, ed hanno prodotto<br />

quelli che Chiara Bortolotto ha chiamato “inventari civilizzati” 4 , cioè cataloghi compilati<br />

da professionisti antropologi. È il caso di Francia, Cina, Portogallo e dell’Italia. Altri<br />

paesi, come il Brasile, e più di recente Scozia e Venezuela, hanno sperimentato invece<br />

cataloghi partecipati che seguono modalità tra loro molto diverse 5 .<br />

In molti paesi occidentali le problematiche insite nel processo di inventariazione, che<br />

queste pratiche classificatorie e istituzionali di impianto positivista aprono, sono state<br />

troppo spesso a margine dei dibattiti antropologici dentro le politiche nazionali 6 , così<br />

come marginale è stata la delicata questione della partecipazione, o della restituzione<br />

(intesi come pratiche distinte tra loro), questione che, almeno in area occidentale è<br />

41<br />

1 - De Varine (2002 [2005:<br />

31]).<br />

2 - Le esperienze di alcuni<br />

paesi latinoamericani come<br />

ad esempio il Brasile indicano<br />

una consapevolezza nei<br />

confronti della<br />

partecipazione comunitaria<br />

alla stesura dei censimenti<br />

del patrimonio culturale già<br />

dagli anni ’80, in relazione<br />

ad alcune esperienze<br />

ecomuseali (cfr. De Varine,<br />

2005: 39). Cfr. saggio<br />

Bortolotto in questo numero.<br />

3 - Dall’art. 12 della<br />

Convenzione per la<br />

Salvaguardia del Patrimonio<br />

Culturale Immateriale si<br />

legge: “Al fine di provvedere<br />

all’individuazione in vista<br />

della salvaguardia, ciascuno<br />

Stato contraente compilerà,<br />

conformemente alla sua<br />

situazione, uno o più<br />

inventari del patrimonio

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