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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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zonti nuovi . La giornata mi è parsa paragonabile a una collana fatta di pietre preziose tutte<br />

diverse ma di formati simili. Una giornata in cui ho imparato in fretta tante cose nel confronto<br />

di forme diverse riducibili a denominatori comuni. L’oralità improvvisata, l’assistere<br />

all’evento della creazione poetica, l’impossibilità di tornare indietro a correggere, il senso di<br />

comunicazione solenne, la comunicazione del valore rituale e collettivo del cantare improvvisando.<br />

C’era il dubbio che i tipi di improvvisazione non avessero tratti in comune, che<br />

fosse difficile trovare momenti di similitudine. È vero che alcuni hanno proposto improvvisazioni<br />

soliste, altri dialogate e conflittuali, metriche differenti, enunciati brevissimi o lunghi,<br />

con rime o senza, sonorità e musiche distanti. A me pareva però che volassero nell’aria<br />

le parole di Wittgenstein che spesso usiamo in queste circostanze: somiglianze di famiglia,<br />

giochi linguistici simili. Erano canti fratelli si potrebbe dire, e davano anche una idea<br />

delle difficoltà della fratellanza: tutti gli studiosi e i poeti sono venuti per affermare il proprio<br />

modo di cantare, per dargli onore e risonanza, talora per essi il canto dei vicini o dei<br />

più lontani è incomprensibile linguisticamente, ma tutti hanno accettato il meccanismo<br />

della ‘collana delle diversità’, quello di farsi conoscere, insieme agli altri. Sono stati canti fratelli,<br />

e anche questo dà l’idea delle difficoltà di un progetto di dossier internazionale per la<br />

candidatura UNESCO a entrare a far parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.<br />

La fratellanza non si riduce per statuto alla parità, i fratelli non sono mai pari, ma possono<br />

essere insieme, coalizzarsi, come avveniva per i lignaggi dei Nuer di Evans Pritchard.<br />

Per loro ci si metteva insieme per fare la guerra, qui invece ci si mette insieme per affermare<br />

la poesia contro la guerra, come valore di pace. Né sappiamo ancora se c’è una genealogia<br />

che connette le diverse forme, anche se talora essa si intuisce evidente.<br />

La poesia di Neruda, forse è stata scritta in un tempo in cui si parlava poco dei poeti<br />

improvvisatori, rileggerla oggi alla luce dell’incontro di Nuoro è una emozione forte, e<br />

chiede anche una nuova traduzione:<br />

en el antiguo corazón<br />

del pueblo<br />

habéis nacido<br />

y de alli viene<br />

vuestra voz sencilla<br />

Per questo lascio i brani in spagnolo, ma appena avremo un sito proporrò di metterla<br />

in tutte le lingue del nostro progetto.<br />

Elementi, tratti, testi, contesti<br />

Si discute tra noi se gli inventari UNESCO non abbiano ricreato il folklore come pratica<br />

descrittiva in cui il testo viene separato dal contesto. La fiaba separata dal racconto, il testo<br />

del canto dalla voce che lo emette, dalla mietitura in cui lo si ascolta. La poesia improvvisata<br />

separata dai suoi mondi di matrimoni, feste patronali, osterie, palchi, festival.<br />

Un ritorno a quelli che A.M. Cirese chiamava ‘tratti culturali’ prendendo questa espressione<br />

dalle analisi storico-culturali, e che l’UNESCO infine chiama elementi, e riduce a<br />

schede di catalogo povere. Occorre fare due considerazioni, una è che il quadro mondiale<br />

delle dichiarazioni UNESCO favorisce una idea di consorzio delle forme espressive,<br />

di nesso tra popoli e arti, di girotondo delle varietà, poi chi vuole cercare i contesti se li<br />

trova, quelle dichiarazioni sono bandiere, idee di essere in un mondo comune, fratellanze<br />

possibili. L’altra è che oggi molte pratiche espressive si sono buttate nel mondo delle comunicazioni,<br />

anche per continuare a vivere, non si vergognano del palco, frequentano<br />

rassegne internazionali, provano a fare dischi, i poeti improvvisatori cantano con i rappers,<br />

si fanno professionisti o smettono di esserlo, c’è un grande dinamismo, anche talora<br />

verso lo spegnimento, il deserto delle pratiche. Il mondo di internet è molto congeniale<br />

ai poeti delle ultime generazioni, la poesia improvvisata ha una buona presenza su<br />

You Tube, e alcuni testimoniano di avere imparato così: tra You Tube, le reti e i siti.<br />

Chi è venuto a Nuoro sapeva di essere fuori contesto, di offrirsi all’occhio dell’antropologo<br />

di altrove, sottraendosi a quello dell’antropologo che li viene a cercare a casa, forse<br />

anche come una scelta di ‘agency’ tanto per usare una parola di moda. Veniamo a dirvi<br />

chi siamo prima che veniate voi a casa nostra a dircelo. L’antropologia oggi non visita più<br />

nicchie intatte ed angoli di mondo, incontra viaggi e mescolanze, come già diceva Lévi-<br />

Strauss negli anni ’50 riflettendo sul museo a proposito di nativi e di aeroporti.<br />

Il viaggio e il ‘fuori contesto’ chiede forse maggiore fedeltà, perciò i poeti nordafricani<br />

erano a disagio, avevano il dolore di non presentarsi nei panni cerimoniali. Eppure hanno<br />

voluto cantare, lo avrebbero fatto volentieri molto di più di quanto non sia stato possi-<br />

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