Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...
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valorizzazione e gestione dei paesaggi, le risorse ambientali, la pianificazione territoriale,<br />
il micro-sviluppo locale. I prodotti di qualità sono oggetto di un forte movimento<br />
di patrimonializzazione che mobilizza un gran numero di attori. Luogo di articolazione<br />
del biologico e del sociale, queste risorse locali sono oggetto di investimenti, crocicchio<br />
di saperi, esperienze ed usi locali, storie, conoscenze tecniche, attitudini e rappresentazioni.<br />
Il tema della tradizione viene analizzato come prodotto di scelte operate nel<br />
presente, secondo l’analisi di “filiazione inversa” proposta da Gerard Lenclud 6 , come<br />
luogo di strategie di recupero, invenzione e trasmissione. Il tema del patrimonio e dello<br />
sviluppo locale e sostenibile apre alla considerazione di modelli di sviluppo basati sul<br />
rispetto delle differenze tra uomini e territori. La concezione del patrimonio che ne deriva<br />
vede una regressione del ruolo dei poteri pubblici: “i poteri pubblici hanno un<br />
ruolo da svolgere che è più di sostegno, formazione, validazione di processi. Non devono<br />
sostituirsi agli attori di terreno”. Le tre immagini di chiusura di questo excursus<br />
oppongono “patrimoni spenti” e rappresentativi di storia e memoria ma avendo perso<br />
il loro valore di funzione, a “patrimoni in attività”. In quest’ultima categoria stanno soprattutto<br />
i paesaggi, i prodotti artigianali, i saperi, le tradizioni orali e musicali.<br />
I tre passaggi. In tre immagini, il percorso del patrimonio in Francia viene così rappresentato<br />
attraverso dei passaggi: il passaggio da un patrimonio di oggetti ad un “patrimonio<br />
in progetto”; il passaggio dall’oggetto come patrimonio in sé all’oggetto patrimoniale<br />
considerato come supporto o pretesto di socialità, scambi, identificazioni, rivendicazioni,<br />
pratiche e manifestazioni che iscrivono il patrimonio nel quotidiano; la<br />
produzione, attraverso la costruzione di patrimoni che siano frutto di processi dal<br />
basso, di comportamenti patrimoniali (conservazione, gestione, trasmissione, valorizzazione).<br />
1994, il rapporto Chiva, “una politica per il patrimonio culturale rurale”<br />
Nel rapporto «una politica per il patrimonio culturale rurale », consegnato nel 1994 da<br />
Isac Chiva (Direttore di studi all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales) a Jacques<br />
Toubon, allora ministro della cultura, il “patrimoine culturel rural” comprende oltre<br />
agli elementi di architettura, “i paesaggi formatisi nel corso del tempo per opera delle<br />
persone che vivono della terra e dello sfruttamento delle risorse naturali; i prodotti del<br />
territorio, le tecniche, conoscenze e savoir-faire...“ per arrivare alle “simbolizzazioni e<br />
ai significati culturali nel pieno senso del termine”. L’accento è posto sul “tutto indissociabile”<br />
formato da architetture, organizzazione dell’habitat, paesaggi e saperi che<br />
devono essere “considerati insieme e simultaneamente da ogni politica degna di questo<br />
nome”. L’impatto del rapporto di Isac Chiva sui territori e le politiche locali messe<br />
in opera negli anni successivi è stato forte, e il suo lavoro presente nello sviluppo delle<br />
riflessioni dell’équipe internazionale formata dall’Unesco e di cui Chiva fa parte, incaricata<br />
della redazione del testo della Convenzione del 2003. In una intervista del 2005,<br />
svoltasi nella sua abitazione a Parigi, il movimento dei musei di società, le politiche del<br />
patrimonio rurale e l’elaborazione della Convenzione Unesco 2003 sono raccontate e<br />
collegate attraverso l’impegno di una vita.<br />
L’instaurazione del “patrimonio etnologico” e la “mission du patrimoine<br />
ethnologique: 1980-2004”<br />
Nell’ottobre 2010, è stato organizzato a Parigi un seminario, diretto da Noël Barbe e<br />
Jean-Louis Tornatore, dal titolo “L’instaurazione del Patrimonio Etnologico. Progetto<br />
scientifico, categoria d’azione pubblica e strumento di governo: ritorno su un’esperienza<br />
francese”. Nel testo introduttivo al convegno si ripercorrono, partendo dalla figura<br />
della scomparsa, le vicende dell’”etnologia metropolitana” che si definisce nel<br />
1980 come terreno disciplinare con una propria identità, “l’Ethnologie de la France”,<br />
investendo il ministero della Cultura. Questo inizio, la fondazione della “Mission du<br />
Patrimoine Ethnologique” è descritto come atto di liberazione dai vincoli dell’”oggetto<br />
da museo”:<br />
“Nel 1980, l’etnologia metropolitana conobbe una formidabile opportunità di sviluppo<br />
investendo il ministero della Cultura. Era una grande svolta nella storia della<br />
disciplina: essa poteva mettere in opera le sue capacità di analisi senza esser costretta<br />
dalla materialità dell’oggetto da museo, il solo limite imposto era quello territoriale<br />
– minimo da un punto di vista intellettuale – poiché corrispondente con<br />
quello della nazione”.<br />
73<br />
6 - Lenclud 1987:110-123.