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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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stanti dalle autorità comunali netine che, insieme a quelle di altri centri coinvolti nella<br />

patrimonializzazione UNESCO, fin dall’inizio (i primi mesi del 2005) hanno sostenuto la<br />

protesta, facendosene più volte portatrici nei diversi scenari istituzionali. Un tale sostegno<br />

evidenzia la centralità della dimensione più specificamente politica nella produzione<br />

del movimento “popolare” in difesa del barocco, del territorio, del “Val di Noto”<br />

e del “Sud-Est”. Altrove ho analizzato a fondo questa dimensione, mostrando come<br />

sia impossibile comprendere l’emergere di sentimenti di appartenenza e di emozioni<br />

patrimonial-identitarie senza aver ben presenti le articolazioni e le scissioni dello scenario<br />

politico regionale e nazionale (Palumbo 2006). Qui posso solo fornire alcune coordinate,<br />

necessarie per comprendere i contesti più ampi all’interno dei quali le emozioni<br />

patrimoniali e le passioni politiche dei contestatori hanno potuto prendere corpo.<br />

L’inserimento degli otto comuni del “Val di Noto” nella WHL è avvenuto al termine di<br />

un processo politico piuttosto travagliato che aveva visto, al di là dei conflitti interni alle<br />

istituzioni dell’area, uno stop imposto dall’UNESCO nel 2000. Motivo di questo temporaneo<br />

rifiuto l’assenza, nella documentazione presentata, di un Piano di gestione capace<br />

di fissare e garantire linee di sviluppo dell’intero territorio che fossero coerenti con<br />

la logica della classificazione patrimoniale. Proprio intorno all’elaborazione di un simile<br />

Piano si attivano, nel corso del 2001, complesse dinamiche politiche che vedono protagonisti,<br />

sul versante regionale, Fabio Granata, all’epoca Assessore ai Beni Culturali<br />

della Regione Siciliana, su quello nazionale personaggi di rilievo dello schieramento politico<br />

di centro-destra (dal 2001 al governo) con forti legami nell’area del sud-est siciliano,<br />

all’interno dell’UNESCO alcuni funzionari che avevano seguito la pratica e che<br />

conservano un’attitudine fortemente benevola nei confronti della proposta siciliana. Al<br />

termine del 2001, pur tra molti contrasti e grazie all’“ausilio” prestato da un’importante<br />

società di servizi della capitale, viene messo a punto un documento preparatorio<br />

del piano di gestione che, presentato all’UNESCO, viene ritenuto sufficiente per ottenere<br />

l’iscrizione. In questa fase, su spinta di Fabio Granata, inizia a prendere forma l’idea<br />

della costruzione di un Distretto Culturale del Sud-Est: si tratta di un’istituzione territoriale<br />

pensata sulla scia dell’idea di Distretto industriale elaborata da alcuni economisti<br />

nel decennio precedente, immaginata in grado di coordinare le azioni politiche<br />

delle Amministrazioni comunali direttamente, o indirettamente, coinvolte nel processo<br />

di patrimonializzazione, spingendole verso forme di pianificazione territoriali coerenti<br />

con l’iscrizione nella WHL. Intorno all’idea del Sud-Est viene costruita un’efficace campagna<br />

promozionale (si creano siti, festival, si elaborano un logo e delle campagne<br />

pubblicitarie) che riesce a produrre, in alcune fasce almeno delle popolazioni dell’area,<br />

un certo consenso. I problemi sorgono, però, quando la pianificazione territoriale immaginata<br />

dal Distretto deve tradursi in concreti atti amministrativi da parte dei governi<br />

locali. Qui le logiche che prevalgono sono quelle politiche. Il Piano di gestione, strumento<br />

operativo vincolante le amministrazioni comunali, infatti, non viene mai approvato<br />

dalla totalità dei comuni coinvolti. Si delinea così uno scontro, tutto interno al<br />

Centro destra siciliano e nazionale, che vede da un lato Granata, e con lui una parte<br />

di Alleanza Nazionale, e dall’altro uno schieramento complesso, composto da personaggi<br />

di spicco della scena politica nazionale, schierati in Forza Italia o in altri settori di<br />

AN, tutti con forti legami ed interessi, anche personali, nel siracusano. Lo scontro appare<br />

evidente nel 2004 quando a Granata viene tolto l’assessorato ai Beni Culturali, assegnato<br />

invece ad un esponente di Forza Italia (l’On. Pagano), e viene conferito il meno<br />

impegnativo assessorato al Turismo. Il neo assessore ai Beni Culturali attacca il suo predecessore<br />

proprio sulla mancata approvazione del Piano di Gestione da consegnare<br />

all’UNESCO e preannuncia l’elaborazione di un proprio piano, nel quale le esigenze di<br />

protezione del territorio avrebbero potuto dialogare con quelle del suo sviluppo economico.<br />

Quella che prende corpo in questi anni è una linea di frattura destinata a durare<br />

e ad allargarsi all’interno del centro-destra siciliano e nazionale. Nella fattispecie<br />

lo scontro contrappone la visione “protezionista” e sostenibile di Granata e quella,<br />

aperta a forme di sviluppo industriale, di Pagano e del gruppo di interessi del quale<br />

sembra essere portatore. È in questo scenario che emerge con clamore la vicenda delle<br />

concessioni petrolifere che la regione Siciliana, al termine di un complesso iter, aveva<br />

alla fine (2004) concesso ai petrolieri texani con un atto di un assessore con forti interessi<br />

personali nell’area petrolifera di Siracusa. Granata, e quanti con lui avevano investito,<br />

e stavano ancora seriamente investendo, nelle politiche del patrimonio (l’iscrizione<br />

di Siracusa-Pantalica, fortemente voluta da Granata è del 2005) si fanno i promotori<br />

di una lotta serrata contro le trivellazioni, appoggiati in questo da una nuova<br />

11<br />

esempio, Pizza 2004b, alcuni<br />

dei saggi contenuti nel<br />

volume curato da Maffi<br />

2006, Bindi 2005, 2009,<br />

Scarpelli 2007, Siniscalchi<br />

2007, Broccolini 2008,<br />

Bortolotto 2008, Trupiano<br />

2009, Copertino 2010).

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