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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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Il concetto di referência cultural introduce di conseguenza una revisione della prospettiva<br />

inerente al patrimonio sollevando delle questioni che fino a quel momento erano<br />

rimaste estranee alle preoccupazioni di chi formulava e applicava le politiche culturali:<br />

chi ha la legittimità per selezionare ciò che deve essere preservato? in nome di quali<br />

interessi? di quali gruppi? Questo dibattito permise di mettere in evidenza la dimensione<br />

sociale e politica di una attività tradizionalmente considerata eminentemente tecnica.<br />

Questa prospettiva, in sintonia con l’approccio antropologico contemporaneo, è<br />

stata tuttavia promossa da intellettuali attivi in seno all’IPHAN con formazioni di altro<br />

tipo (design, informatica…) convinti che il patrimonio culturale brasiliano non dovesse<br />

essere circoscritto ai monumenti storico-artistici nei quali si riconoscevano le élite ma<br />

avrebbe dovuto includere anche le manifestazioni culturali considerate rappresentative<br />

da altri gruppi e segmenti della società brasiliana (classi popolari, i gruppi indigeni e<br />

afro-brasiliani e le comunità immigrate). Questo dibattito esercitò una notevole influenza<br />

sulla formulazione della definizione di bene culturale proposta nella Costituzione<br />

federale del 1988 (bens de natureza material e imaterial) (Fonseca 2000).<br />

L’impianto ideologico di questo progetto si fonda sul presupposto che gli interventi di<br />

identificazione e salvaguardia del patrimonio non siano solo una forma di conoscenza<br />

ma anche l’espressione di un potere. Se, nei regimi patrimoniali classici, il compito di<br />

legittimare valori e rappresentazioni è stato delegato dal potere pubblico agli intellettuali<br />

e ai professionisti del patrimonio responsabili di musei, archivi, ecc., la prospettiva<br />

relativista del concetto di referência cultural ritiene invece che questo approccio classico<br />

non sia sostenibile in una società che si vuole democratica e ha l’ambizione di dare<br />

voce alla diversità delle rappresentazioni dei gruppi sociali in modo che l’autorità del<br />

sapere (degli intellettuali) possa essere affiancata a quella dei valori sociali del patrimonio,<br />

continuando ad avere quindi un ruolo essenziale ma non più esclusivo nei processi<br />

di selezione patrimoniale (Fonseca 2000).<br />

Gli interventi del Centro de Referências Culturais<br />

Dato che le referências culturais non sono oggetti o pratiche né dati raccolti, un Centro<br />

de Referências Culturais non può di conseguenza assomigliare né a un museo né a una<br />

banca dati. Gli interventi promossi dal Centro sono intesi a valorizzare le espressioni<br />

culturali di una comunità in una prospettiva di sviluppo della comunità stessa e secondo<br />

le priorità di quest’ultima.<br />

Il lavoro condotto con un gruppo di tessitrici è presentato dal Manual de aplicação do<br />

Inventário Nacional de Referências Culturais come esempio di questo approccio concordato<br />

direttamente con i portatori della pratica e fondato su interventi rivolti da un lato<br />

ai suoi stessi detentori e dall’altro ad un pubblico più vasto per consentire la diffusione<br />

della conoscenza della pratica in questione (attraverso la produzione di pubblicazioni,<br />

video, ecc.): le tessitrici sono state consultate e hanno proposto che venisse creato un<br />

repertorio con nomi e metodi di tessitura. Questo repertorio, realizzato con l’intervento<br />

del Centro, è stato creato per permettere alle tessitrici di massimizzare lo scambio di informazioni<br />

e di avere una vetrina che permettesse loro di dialogare con eventuali clienti.<br />

Il Centro ha prodotto del materiale informativo per mettere in evidenza da un lato la<br />

specificità culturale di quest’espressione spesso considerata dal grande pubblico semplicemente<br />

come un prodotto e dall’altro dimostrare come invece alcuni dei valori (ad<br />

esempio di autenticità e originalità) spesso attribuiti a questi elementi dagli utenti<br />

esterni (consumatori) siano di fatto estranei alle dinamiche culturali che li creano.<br />

Il Centro non adotta quindi un unico modello di salvaguardia ma le forme di intervento<br />

sono negoziate di volta in volta in base al tipo di pratica e alle priorità del gruppo nel<br />

tentativo di avvicinarsi al punto di vista dei soggetti direttamente coinvolti nelle dinamiche<br />

di produzione, circolazione e consumo dei beni culturali (Fonseca 2000). Gli attori<br />

culturali non sono allora considerati semplicemente come i detentori di un savoirfaire<br />

ma anche come promotori diretti della loro cultura. Gli interventi di «restituzione»,<br />

pianificati con la comunità stessa a monte del progetto ne condizionano quindi<br />

le modalità dello svolgimento.<br />

Il Decreto di istituzione di un registro dei beni culturali immateriali e di<br />

creazione del programma nazionale del patrimonio immateriale<br />

Il decreto federale 3.551 (4 agosto 2000) istituisce Il Registro Nazionale dei Beni<br />

Culturali Immateriali («Registro de Bens Culturais de Natureza Imaterial») e Il<br />

Programma nazionale del patrimonio immateriale. Tale decreto definisce indiretta-

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