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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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nuova coesione e fenomeni nuovi di radicamento, anche<br />

se non sempre collegati alle attività che ne avevano nel<br />

passato sancito lo statuto. Quel convegno – sebbene<br />

mettesse in luce i limiti del poetare in ottava rima intesa<br />

più come aspetto tecnico e, per questo, tenuta a margine<br />

dagli studiosi di cultura popolare, segnalava proprio<br />

la trasformazione dovuta alla consapevolezza suscitata<br />

da quest’azione “popolare”. In ogni caso manteneva<br />

l’aspetto antropologico tradizionale centrato sull’analisi<br />

puntuale della struttura interna dell’organizzazione<br />

di queste manifestazioni o elementi del patrimonio culturale<br />

intangibile.<br />

Nel giugno <strong>2011</strong>, questo incontro sancisce un ulteriore<br />

mutamento dell’improvvisazione poetica, del saper dire<br />

in tutte le sue sfaccettature. Il mutamento questa volta<br />

non proviene esattamente da un’autorevisione, ma è subordinata<br />

all’analisi di processo e al quadro socio-culturale<br />

entro al quale i materiali poetici devono essere collocati,<br />

se si scelgono soluzioni condivise a livello nazionale<br />

e internazionale. Innanzitutto, il quadro della patrimonializzazione<br />

di queste forme di espressioni poetiche;<br />

poi il quadro definito per i cosiddetti elementi del patrimonio<br />

culturale intangibile dalla Lista Rappresentativa<br />

del patrimonio culturale intangibile dell’umanità, entro<br />

la Convenzione del 2003. L’impatto della patrimonializzazione<br />

delle espressioni culturali intangibili – ivi incluse<br />

le espressioni poetiche – non è un processo definito e resta<br />

inesplorato: diciamo che di volta in volta candidature<br />

differenti contribuiscono a creare metodologie proprio<br />

perché le direttive della convenzione sono ancora oggetto<br />

di riflessione. La nozione di patrimonio per prima<br />

cosa svincola dal territorio locale – l’elemento culturale<br />

intangibile che si vuole proporre nella Lista<br />

Rappresentativa UNESCO – sebbene esso resti espressione<br />

dell’identità dello stesso territorio. E questo, sicuramente,<br />

è un aspetto radicale di cambiamento visto che<br />

per almeno due secoli si è cercato di definire il bene in<br />

questione, ma – contestualmente – lo stesso elemento o<br />

bene è portato dalle comunità, diretta espressione del<br />

territorio, più o meno locale. Il nuovo orientamento è,<br />

dunque, centrato sul processo e in particolare sul processo<br />

di patrimonializzazione. Il patrimonio culturale intangibile<br />

è costituito da: le pratiche, le rappresentazioni,<br />

le espressioni, le conoscenze, i saper fare – così come gli<br />

strumenti, gli oggetti, gli artefatti, gli spazi culturali ad<br />

essi associati, che le comunità, i gruppi e nel caso i singoli<br />

individui riconoscono come facenti parte del proprio<br />

patrimonio culturale intangibile. Questo patrimonio culturale,<br />

trasmesso di generazione in generazione, è sempre<br />

ricreato dalle stesse comunità e dai gruppi, in funzione<br />

del loro ambiente, della loro interazione con la natura<br />

e della loro storia procurando loro un sentimento di<br />

identità e di continuità contribuendo a promuovere il rispetto<br />

per la diversità culturale e la creatività umana.<br />

Le comunità, dunque, sono il vero ed esclusivo metro di<br />

misura del patrimonio culturale, dunque la questione è<br />

più urgente allorquando si istituisce la candidatura di un<br />

elemento del patrimonio culturale intangibile condiviso<br />

da “comunità” appartenenti a paesi diversi, con diverse<br />

storie e diverse modalità di espressioni culturali che devono<br />

condividere l’elemento proposto.<br />

105<br />

Le iscrizioni nella Lista Rappresentativa del patrimonio<br />

Culturale Intangibile dell’Umanità datano a partire dal<br />

2008 e ogni anno ne sono state iscritte oltre cinquanta.<br />

Le iscrizioni di elementi multinazionale – sebbene favoriti<br />

dal Segretariato UNESCO del Patrimonio culturale intangibile<br />

– perché contribuiscono attraverso le metodologie<br />

antropologiche della comparazione storico-culturale e il<br />

dialogo interculturale a quello scambio tra le culture, di sicuro<br />

una delle finalità più importanti dell’Agenzia dell’Organizzazione<br />

delle Nazioni Unite: incentivare la cultura<br />

come strumento per favorire la pace! Le iscrizioni multinazionali<br />

– si diceva – non sono affatto numerose. I motivi<br />

sono molto probabilmente da attribuirsi proprio alle necessità<br />

di una riflessione all’indomani dei mutamenti radicali<br />

intervenuti nel settore della cultura antropologica<br />

non-oggettuale (per dirla con Alberto Cirese!).<br />

Infatti la prima candidatura iscritta multinazionale è<br />

stato l’elemento Navruz, Nawououz, Nooruz, Nauroz,<br />

Nevruz che si celebra il 21 marzo ed è considerata una<br />

cerimonia di Capodanno e d’inizio di primavera. Si tratta<br />

di diverse cerimonie, riti ed eventi culturali guidati dalle<br />

famiglie, come pure delle musiche. Si praticano giochi<br />

tradizionali e vengono preparati speciali cibi: ciò che caratterizza<br />

l’elemento è la speciale attenzione al vicinato,<br />

al rispetto della natura. Le donne delle diverse comunità<br />

sono importanti per la trasmissione dell’elemento e per<br />

la diffusione delle tradizioni. Elemento condiviso da circa<br />

7 nazioni iscritto nel 2009 nel mese di novembre alla riunione<br />

del Comitato Intergovernativo di Abu Dhabi; mentre<br />

nel 2010, nella riunione annuale del Comitato<br />

Intergovernativo di Nairobi sono stati iscritti: la Dieta<br />

Mediterranea, con quattro paesi del Mediterraneo e<br />

Spagna capofila; la Falconeria con 11 paesi di cui solo il<br />

Belgio appartenente al gruppo I-occidentale; la<br />

Gastronomia Francese; La cucina messicana.<br />

Le candidature di elementi condivisi di tipo multinazionale<br />

devono avere un unico format di candidatura e rispettare<br />

il numero di parole previsto per ciascun paragrafo;<br />

il criterio R5 – l’inventariazione – è particolarmente<br />

importante, non solo come momento di conoscenza<br />

ma anche come prima misura di salvaguardia ed<br />

ogni elemento di ciascun paese viene inventariato secondo<br />

le procedure in vigore in ciascuno Stato.<br />

Bibliografia<br />

Amselle, J.L.- Bakolo, A. (2008) L’invenzione dell’etnia,<br />

Roma, Meltemi.<br />

Bortolotto, C. (2007) Frontiere, territori e comunità: les<br />

problematiques du patrimoine immateriél transnational,<br />

Progetto di ricerca.<br />

Cirese, A.M. (2003) Tra cosmo e campanile. Ragioni etiche<br />

e identità locali, Siena, Protagon Ed. Toscani.<br />

Mariotti, L. (<strong>2011</strong>) Patrimonio culturale immateriale: un<br />

prodotto meta culturale, in pubblicazione nella<br />

“Rivista ERREEFFE”.<br />

Zagato, L. (2009) Il ruolo della lingua nella costruzione<br />

(mantenimento e sviluppo) delle identità culturali.<br />

Riflessioni alla luce dei nuovi strumenti UNESCO, in<br />

M. Carmel, Le minoranze etnolinguistiche in<br />

Eureopa, tra stato nazionale e cittadinanza democratica,<br />

Milano, CEDAM, pp. 2<strong>29</strong>-254.

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