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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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9 - Pur senza che il<br />

riferimento sia dichiarato,<br />

l’eco del movimento degli<br />

ecomusei e degli scritti di<br />

Hugues De Varine sembra<br />

evidente.<br />

10 - Il blog PCIICH si<br />

propone di riunire riflessioni<br />

sugli usi sociali del<br />

patrimonio culturale<br />

immateriale ed il suo<br />

approccio scientifico,<br />

soprattutto nel campo<br />

dell’antropologia. Fondato su<br />

una lettura della<br />

patrimonializzazione in<br />

termini di costruzione della<br />

memoria culturale, il suo<br />

approccio privilegia uno<br />

sguardo critico su questa<br />

attività sociale a tutte le<br />

scale, dal locale al<br />

transnazionale.<br />

76<br />

atto di trasmissione) e non negli elementi che vengono trasferiti durante questa relazione<br />

(i saperi, le tecniche), che evolvono e si trasformano.<br />

Emerge una visione dei processi di patrimonializzazione legata alle pratiche della trasmissione,<br />

complessa, diffusa e infinitamente articolata nel corpo sociale.<br />

Patrimoni diffusi e confusi, patrimoni per lo sviluppo. Il punto di vista degli<br />

attori<br />

Lo stesso gruppo si riunisce a Parigi, il 19 octobre 2010 – all’EHESS (Ecole des Hautes<br />

Etudes en Sciences Sociales), per una Giornata di studio dal titolo “Patrimonializzazioni:<br />

enjeux identitari e problematiche di sviluppo”.<br />

Sottolineando l’importanza del fenomeno delle patrimonializzazioni e la sua popolarità<br />

crescente, ci si concentra sulla nozione di patrimonio come vittima del suo successo<br />

poiché sempre più “diffusa e confusa”: “Ci rivolgeremo verso quel ‘tutto patrimoniale’<br />

che già criticava Marc Guillaume (1980) quando affermava: Tutto diventa<br />

patrimonio: l’architettura, le città, i paesaggi, gli edifici industriali, gli equilibri ecologici,<br />

il codice genetico”. L’incontro vuole studiare il fenomeno dal punto di vista dei<br />

suoi attori:<br />

nel corso di questo incontro, ci interesseremo a diversi tipi di Patrimonio culturale<br />

mettendo in valore le sfide identitarie ma anche politiche sollevate dalla sua valorizzazione.<br />

Studiare le “mise en patrimoine” sotto l’angolo delle motivazioni degli<br />

attori iniziatori e/o responsabili (responsabili politici), ma ugualmente del punto di<br />

vista della domanda di patrimonio (popolazioni locali, turisti) in termini di culture<br />

permetterà di analizzare la diversità dei fenomeni identitari che si formano in reazione<br />

a dei contesti locali e mondiali.<br />

La prospettiva scelta si situa decisamente nell’ottica delle politiche dello sviluppo socioeconomico,<br />

ricollegandosi alla lezione dei musei di società 9 .<br />

La scelta dei partecipanti si farà in funzione non solo della coerenza con la tematica<br />

della ricerca, le patrimonializzazioni, ma anche con i terreni studiati (paesi<br />

emergenti e in via di sviluppo). Gli interventi dovranno mostrare in che modo<br />

il patrimonio può essere vettore di sviluppo per queste società. L’originalità della<br />

giornata sarà di analizzare i punti di convergenza tra la valorizzazione dei patrimoni<br />

culturali e le politiche dello sviluppo in un contesto di “glocalisation”, in<br />

cui locale e globale si influenzano mutualmente e in maniera plurale. Al di là del<br />

suo aspetto legato alla storia e alla memoria dei popoli, il patrimonio sarà cosi<br />

situato in una prospettiva dinamica e coerente con le realtà socioeconomiche locali.<br />

Possiamo ancora credere al patrimonio? Il patrimonio come risorsa e<br />

strumento efficace<br />

Le “giornate nazionali del patrimonio culturale immateriale” organizzate a<br />

Clermont-Ferrand nel novembre 2009 hanno riunito una eterogenea e vasta corte di<br />

attori, su cui converrebbe soffermarsi per cogliere l’importanza dei processi in corso.<br />

Nella presentazione del convegno leggiamo: “Questi incontri hanno come obbiettivo<br />

di riflettere sul ruolo che il Patrimonio Culturale Immateriale può avere nello sviluppo<br />

dei territori, per le questioni che solleva sulle nozioni di invenzione, di identità, comunità,<br />

cittadinanza, sviluppo sostenibile, turismo culturale, governanza… si rivolgono ai<br />

politici, agli attori culturali, agli abitanti, agli artisti, ai media, agli agenti di sviluppo, ai<br />

professionisti del turismo, agli universitari...<br />

Scorrendo il programma troviamo responsabili di parchi naturali nazionali e regionali,<br />

di agenzie turistiche, sindaci e responsabili politici, funzionari delle amministrazioni nazionali,<br />

regionali e provinciali, associazioni culturali, attori del settore agrario ed industriale,<br />

insieme ad universitari e funzionari del ministero della Cultura. Il testo di cui<br />

proponiamo alcuni brani, di Cyril Isnart, è particolarmente denso di questioni che testimoniano<br />

della “rivoluzione” che la Convenzione del Patrimonio immateriale ha portato<br />

nel dibattito francese e più largamente sulla scena globale. Il testo integrale della<br />

conferenza di Cyril Isnart “Possiamo ancora credere al patrimonio?”, è in linea sul<br />

blog http://pciich.hypotheses.org 10 .

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