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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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zione della Convenzione, le problematiche e le sfide ad essa legate sono state oggetto<br />

di un convegno internazionale tenutosi ad Assilah, in Marocco, nell’agosto del<br />

2003, poco prima della sua adozione da parte della Conferenza generale dell’UNESCO<br />

nell’ottobre dello stesso anno (Internazionale dell’Immaginario, 2004). Il<br />

testo, nato da dibattiti intensi, talvolta tormentati ma sempre costruttivi, è innovativo<br />

rispetto alla Raccomandazione del 1989 ed alla Proclamazione del 1999 in diversi<br />

punti, di cui i principali sono:<br />

– Il carattere di convenzione, che ne fa uno strumento vincolante per gli stati membri<br />

chiamati a ratificarla;<br />

– L’abbandono della nozione controversa di “capolavoro” a favore di quella, più appropriata,<br />

di “patrimonio culturale immateriale”;<br />

– L’istituzione di inventari nazionali come base per la costituzione di una lista del patrimonio<br />

culturale immateriale;<br />

– La decisione di creare un finanziamento UNESCO per l’applicazione della Convenzione.<br />

In conclusione, sono passati una quindicina di anni tra la Raccomandazione per la<br />

salvaguardia della cultura tradizionale del 1999 e la Convenzione per la salvaguardia<br />

del patrimonio immateriale del 2003. Anni segnati da un’evoluzione concettuale, un<br />

cambiamento metodologico ed un approccio più volontarista. Ma è comunque curioso<br />

rilevare che il risultato, infine, non si allontana sul piano formale dallo spirito<br />

della Convenzione del patrimonio mondiale del 1972. Perché si è atteso così a lungo<br />

ad adottare uno strumento normativo internazionale che si ispira a questa convenzione,<br />

già vecchia di oltre una generazione? D’altra parte, siamo costretti ad ammettere<br />

che lo spirito della Convenzione del 1972 aleggiava sui lavori di redazione della<br />

Convenzione del 2003. Gli esperti che hanno partecipato ai dibattiti nel 2002-2003<br />

l’avevano tutti in mente, se tutti negavano di ispirarsene, affermando che i due ambiti<br />

distinti a cui si riferiscono i due testi, richiedevano approcci distinti. L’argomento<br />

non faceva che ricordare, implicitamente, i legami tra patrimonio materiale e immateriale.<br />

Conclusione<br />

Il patrimonio culturale immateriale è divenuto, in questi ultimi tempi, una grande sfida<br />

nella costruzione delle identità locali, regionali e nazionali. L’UNESCO ha rilevato questa<br />

preoccupazione a livello internazionale cercando di trovare lo strumento più adatto<br />

per assicurarne la salvaguardia. La Raccomandazione per la salvaguardia della cultura<br />

tradizionale e popolare ha presto mostrato i suoi limiti. Ci siamo allora progressivamente<br />

avviati verso il Programma dei capolavori del patrimonio orale e immateriale<br />

dell’umanità, messo in opera nel 1999. Benché il programma abbia permesso di aprire<br />

il dibattito sulla questione dando luogo a tre proclamazioni e totalizzando 90 elementi<br />

del patrimonio immateriale identificati e riconosciuti, ha peccato per l’utilizzazione del<br />

concetto contestato di “capolavoro” così come per il carattere non vincolante per gli<br />

Stati membri. L’UNESCO ha dunque intrapreso la preparazione di un nuovo strumento<br />

normativo, la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale<br />

dell’umanità, adottata nel 2003 ed entrata in vigore nel 2006.<br />

L’azione normativa dell’UNESCO punta ad accompagnare ed aiutare gli Stati membri<br />

e le comunità detentrici del patrimonio culturale immateriale nella salvaguardia<br />

della loro eredità che diventa, in tal modo, quella di tutta l’umanità. Questo si iscrive<br />

in un processo di patrimonializzazione in atto o talvolta lo provoca o l’alimenta. Le<br />

difficoltà socioeconomiche ed i cambiamenti culturali ai quali devono far fronte le<br />

comunità ed i gruppi inaspriscono un disagio sotterraneo, confuso ed angosciante<br />

allo stesso tempo. Ma questo progressivo distacco da ciò che si considerava come<br />

la propria identità si trasforma in motivazione per una ricerca di sé. Una ricerca certo<br />

sempre incompiuta, ma che alimenta nuove speranze, talvolta nuove illusioni. Ciò<br />

che in una cultura (in senso antropologico) chiedeva di essere investito di nuove funzioni,<br />

sotto minaccia di estinzione, viene allora percepito come un patrimonio culturale<br />

degno di essere salvaguardato. Agendo in tal modo, gli attori, chiunque essi<br />

siano, si iscrivono in un tempo patrimoniale, che nutre una competizione rude rilevando<br />

molteplici sfide. L’illusione autentica proviene dal fatto che essi sono convinti<br />

di appropriarsi, prolungandola e trasmettendola, dell’opera degli antenati mentre,<br />

in realtà, la sfida non risiede tanto nel passato quanto nel presente e soprattutto nel<br />

futuro.<br />

39<br />

10 - Riferirsi ai documenti<br />

ufficiali dell’Unesco che<br />

riguardano la preparazione<br />

del testo della Convenzione<br />

del patrimonio culturale<br />

immateriale. Tra altre fonti:<br />

www.unesco.org<br />

11 - La seconda ha visto la<br />

partecipazione di un<br />

consigliere della Delegazione<br />

del Marocco presso<br />

l’UNESCO.

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