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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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LA PIAZZA DI “JEMA EL FNAA, MAROCCO”.<br />

Ahmed Skounti<br />

Institut national des sciences de l’archéologie et du patrimoine, Marocco<br />

produrre elementi per una teoria culture<br />

del patrimonio immateriale<br />

Introduzione<br />

L’Umanità non si è mai mobilizzata con tanto ardore per preservare l’eredità del passato<br />

quanto in questi tempi di incertezza che segnalano un cambiamento importante<br />

nella sua storia, basti pensare ai contatti a grande scala tra le società umane e allo<br />

sfruttamento sfrenato delle risorse. Questa presa di coscienza ha un presupposto: il<br />

cambiamento di modalità e di meccanismi nella “produzione della località” (Appadurai<br />

1996). Essa ha anche un prezzo: è nel momento in cui tutto o quasi gli crolla intorno<br />

che gli umani, presi dal panico, cercano dei riferimenti, degli appigli cui legare il loro<br />

destino, travolto dalla tormenta. Da qui nasce la produzione del patrimonio, che si<br />

tratti di siti, di oggetti, di pratiche o di idee; produzione che può perfettamente essere<br />

assimilata ad una “invenzione della tradizione” (Hobsbawm - Ranger 1983).<br />

Ora, l’acquisizione dello statuto di patrimonio, soprattutto immateriale, presenta due<br />

implicazioni di grande importanza. Da una parte, introduce una distorsione tra questo<br />

e la località (e la società) che gli ha dato nascita. Si deterritorializza, può riprodursi in<br />

qualsiasi luogo del pianeta, anche conservando un legame con il suo luogo di origine<br />

spaziale. La mobilità delle persone e la mercificazione della cultura l’introducono nei<br />

circuiti mondiali oramai sub-planetari o planetari. La dimensione virtuale di internet accentua<br />

oggi ancor di più la deterritorializzazione di elementi culturali patrimoniali.<br />

Da un altro lato, la produzione del patrimonio culturale immateriale passa necessariamente<br />

dal sacrificio di qualcosa di ciò che fa sì che i fatti culturali siano diventati patrimonio;<br />

non sono e non saranno più gli stessi; diventano altro, compreso e soprattutto<br />

per coloro che li detengono e li agiscono. Queste due dimensioni, l’una estrinseca e<br />

l’altra intrinseca partecipano all’incontro tra globale e locale, l’uno definendo l’altro e<br />

viceversa. Si crea cosi una specie di “illusione autentica”, vero fondamento del processo<br />

di patrimonializzazione.<br />

In questo contesto in cui l’azione d’identificazione degli attori locali si coniuga con il<br />

lavoro di normalizzazione intrapreso soprattutto dall’UNESCO, interviene il riconoscimento<br />

del patrimonio immateriale. Le sfide locali e trans-locali sono molteplici e non<br />

sono state ancora attentamente esaminate. L’articolo che presentiamo vuole contribuire<br />

a questa analisi, risalendo alle origini della gestione dell’ambito patrimoniale, a<br />

livello locale come a livello internazionale. Si tratterà di ritracciare le principali tappe del<br />

processo di identificazione, riconoscimento e “visibilizzazione” di elementi culturali che<br />

acquisiscono ormai il doppio statuto di marchio identitario per le comunità locali e di<br />

patrimonio dell’umanità.<br />

La mia partecipazione alla redazione della Convenzione per la Salvaguardia del<br />

Patrimonio culturale immateriale dell’umanità del 2003 e la mia implicazione a livello<br />

locale, in Marocco, nei processi di definizione del patrimonio immateriale, saranno<br />

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