Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...
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lizzata, tipicizzata e stereotipizzata, ha iniziato ad essere un bene disponibile per molte<br />
persone, siciliane e non, che intorno ad essa hanno incominciato a produrre pratiche<br />
e sentimenti diversi: strategie politiche, progetti economici, scelte di vita, opzioni estetiche<br />
ed etiche, affetti ed emozioni. L’intervento pubblico di Andrea Camilleri oltre ad<br />
essersi rivelato, non a caso, efficace è, in questo senso, emblematico. Camilleri, scrittore<br />
siciliano ha costruito il suo grande successo attraverso l’invenzione di una lingua<br />
narrativa ibrida (un italiano colto, con interventi lessicali siciliani e strutture narrative<br />
che riprendono alcuni stilemi della narrazione popolare) e di una moltitudine di personaggi-tipi<br />
stereotipicamente “siciliani”. In questo modo, pur mantenendo fermo un<br />
proprio impegno politico contro le violenze e le storture della Sicilia reale, ha contribuito<br />
alla costruzione di un’ennesima, elegante e divertente immagine letteraria e stereotipica<br />
della Sicilia. Ancor più marcata tale tendenza è apparsa in una fortunatissima<br />
serie televisiva, il Commissario Montalbano, direttamente tratta dai racconti di<br />
Camilleri ed interpretata da Luca Zingaretti. L’intera serie, girata proprio nei luoghi del<br />
Sud-Est (Ibla, Modica, le spiagge di Samperi), ha contribuito a modellare nel senso comune<br />
nazionale un’“immagine al sole della Sicilia” (per ripetere la frase di una fortunata<br />
campagna pubblicitaria voluta dall’allora Assessore ai beni Culturali della Regione<br />
Siciliana, Fabio Granata), lontana dalle violenze mafiose della cronaca e di numerosissimi<br />
altri serial televisivi. Per quanto la Vigata di Camilleri / Montalbano sia letterariamente<br />
ambientata nella Sicilia Occidentale (Porto Empedocle), quella televisiva di<br />
Montalbano / Zingaretti è, agli occhi degli spettatori, la Sicilia luminosa e “pulita” del<br />
Sud-Est. Non è certo un caso, dunque, che nel sito personale di Fabio Granata, tra le<br />
immagini che compaiono nella galleria fotografica, insieme a quelle che lo ritraggono<br />
con Paolo Borsellino, ve ne sia una in cui l’Assessore siede al fianco proprio di Luca<br />
Zingaretti; e che, nel suo tempestivo appello, Camilleri, da sempre legato alla Sinistra,<br />
riconosca i meriti politici dell’uomo politico di Destra.<br />
Il lato in ombra della patrimonializzazione<br />
Diversamente da Noto, nella cui scenografia barocca hanno ambientato i propri film registi<br />
come Rossellini, Antonioni, De Sica, Amelio, Tornatore, Zeffirelli – per non citare<br />
che i più noti tra coloro che hanno fatto di Noto un luogo dell’immaginario visuale nazionale<br />
– le non meno affascinanti architetture manieristiche e barocche di Militello non<br />
hanno mai attirato un’attenzione più che episodica di registi e intellettuali. Il solo momento<br />
di protagonismo mediatico del luogo nel quale ho concentrato le mie ricerche è<br />
stato quello della celebrazione delle nozze tra Pippo Baudo, che in paese è nato, e Katia<br />
Ricciarelli, svoltesi in paese nel gennaio del 1986 (cfr. Palumbo 2003). Nonostante a<br />
Militello sia stata sperimentata per la prima volta nell’area quell’idea della “Settimana<br />
del barocco che avrebbe poi contribuito a rappresentare, sul piano del cerimoniale pubblico,<br />
l’insieme dei centri del “Val di Noto”, questo paese, dopo l’iscrizione nella WHL<br />
sembra essere rimasto fuori dai processi che altrove – a Noto, come a Modica, a Scicli<br />
e a Caltagirone – si sono attivati in seguito alla patrimonializzazione UNESCO. Se a<br />
Modica, a partire dalla costruzione di una tradizione dolciaria legata alla produzione del<br />
cioccolato – che si ritiene in loco derivata direttamente dal mondo azteco – si è avviato<br />
un complesso processo di tipicizzazione alimentare che ha portato la città iblea ad essere<br />
inserita nel circuito delle manifestazioni di Eurochocolate, a Militello, la Sagra della<br />
Mostarda e del Ficodindia, nata nel 1987, è restata una sagra (molto frequentata, ma)<br />
di paese e, soprattutto, nessuna azione politica coordinata è mai riuscita a fare di essa<br />
il volano per processi anche ristretti, di tipicizzazione alimentare, né in presenza del processo<br />
di patrimonializzazione UNESCO si è mai tentato seriamente di sviluppare forme<br />
di connessione con circuiti agro-alimentari nazionali quali, ad esempio, Slow Food. Sul<br />
piano politico, infine, Militello, che pure aveva giocato un ruolo decisivo nella ridefinizione<br />
dell’iniziale progetto di patrimonializzazione (Palumbo 2003), è decisamente rimasta<br />
al palo rispetto alle dinamiche che abbiamo visto prodursi a Noto e nell’intera<br />
area iblea. La possibilità di far includere Militello nel novero dei Comuni candidati all’iscrizione<br />
era stata costruita con abilità dall’Assessore alla Cultura della Giunta di centro<br />
sinistra che ha amministrato il paese dal 1994 al 2002. A partire dal 1996, l’Assessore<br />
aveva tessuto contatti con amministratori degli altri comuni, con i rappresentanti<br />
UNESCO, con l’assessorato ai Beni Culturali della Regione, con le Sovrintendenze ed era<br />
così riuscito a far rientrare il proprio paese nell’elenco dei centri che, nel 2002, sarebbero<br />
poi stati inclusi nella WHL. Il riconoscimento UNESCO giunse a pochi mesi dalle<br />
elezioni amministrative che, nel 2003, sancirono a Militello la vittoria del Centro destra<br />
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