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Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

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stata ratificata 2 . Durante l’anno 2010 l’Ufficio Patrimonio<br />

Mondiale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali<br />

ha lavorato su undici proposte di candidatura: il Palio di<br />

Siena però non è stato presentato; il Merletto di Cantù<br />

si è ritirato e la Giostra del Saracino si è pure ritirata, su<br />

suggerimento dell’Ufficio Patrimonio Mondiale perché<br />

impossibilitata a rispondere adeguatamente alla richiesta<br />

di attività intraprese per accreditare il dialogo interculturale,<br />

come richiesto dal format di candidatura.<br />

Per sottolineare quali sono stati i problemi che la realizzazione<br />

delle proposte di candidatura ha posto, ho ripreso<br />

– perché fino alla fine del procedimento non sono<br />

mutate – problematiche antropologiche ancora in discussione,<br />

credo perché forse per la prima volta sono<br />

emerse in maniera molto evidente. Innanzitutto la nozione<br />

di patrimonio culturale intangibile o immateriale –<br />

a seconda della lingua di traduzione. Questa nozione<br />

fonda un nuovo paradigma culturale introducendo un<br />

modello riflessivo peculiare: gli elementi del patrimonio<br />

culturale immateriale – in Italia diremmo beni culturali –<br />

perché per la stragrande maggioranza sono stati individuati<br />

e censiti, con le diverse tipologie di scheda che dal<br />

1978 impegnano l’Istituto Centrale per il Catalogo e la<br />

Documentazione vengono, con la Convenzione UNESCO<br />

del 2003, riconosciuti dai protagonisti e/o dagli attori di<br />

quegli stessi interessi, come risorse identitarie imprescindibili.<br />

L’UNESCO individua questi attori come stakeholders.<br />

Si apre quindi un altro tema interessante da analizzare<br />

circa la qualità e gli interessi degli stakehoders.<br />

Inoltre, il testo stesso della Convenzione per la salvaguardia<br />

del patrimonio culturale immateriale del 2003 fa<br />

riferimento a tali risorse identitarie attraverso la nozione<br />

di comunità. Il tema della comunità si è rivelato quale<br />

luogo eccellente per la individuazione dei portatori d’interesse<br />

culturale e il concetto di coinvolgimento partecipativo<br />

dei portatori stessi quali categorie principali per la<br />

iscrizione delle proposte di candidatura avanzate nella<br />

Lista Rappresentativa del patrimonio culturale immateriale<br />

dell’umanità. L’identificazione delle risorse identitarie<br />

– e quindi la definizione della Lista Rappresentativa<br />

del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità –<br />

tende a coincidere con la creazione e la definizione identitaria<br />

stessa dello Stato nazionale 3 .<br />

Dalle prime fasi di attuazione della Convenzione e quindi<br />

di lettura e realizzazione dei diversi paragrafi del modello<br />

di presentazione della proposta di candidatura, sembra<br />

proprio che siano le comunità, la loro individuazione, il<br />

modo del loro coinvolgimento tra i principali strumenti<br />

etnografici interessanti presenti all’interno del modello<br />

(format) di presentazione delle candidature: ci potrebbero<br />

essere conseguenze sul piano torico e metodologico<br />

della disciplina antropologica, ad esempio attraverso<br />

il ripristino di un concetto come quello di comunità<br />

considerato un po’ obsoleto nell’epoca contemporanea?<br />

La rappresentatività di un elemento del patrimonio culturale<br />

immateriale è strettamente collegata alla comunità,<br />

cioè ai protagonisti, agli esecutori dell’elemento<br />

così come appare nel cap. 2.2 della Convenzione 2003,<br />

a coloro che si identificano con l’elemento stesso.<br />

Pertanto un’altra caratteristica della comunità è la nozione<br />

di partecipazione: addirittura sono le comunità<br />

stesse che – essendo state coinvolte nei processi di candidatura<br />

– devono rilasciare, per mandare avanti le procedure<br />

di iscrizione, il modello di consenso informato.<br />

Tanto comunità quanto partecipazione restano, tuttavia,<br />

termini e concetti non definiti una volta per tutte e pertanto<br />

sottoposti alle interpretazioni soggettive e strettamente<br />

collegate alla definizione dei portatori di interesse.<br />

La stessa nozione di partecipazione viene spesso<br />

associata a osservazione partecipante. In questo caso la<br />

redazione dell’inventario si avvale del coinvolgimento<br />

degli etnologi i quali diventano mediatori tra la comunità<br />

e le istituzioni, in altri casi, partecipazione viene intesa<br />

come democrazia partecipata e così la comunità diventa<br />

primariamente comunità patrimoniale, dove individui di<br />

diversa estrazione e provenienza si prendono cura della<br />

salvaguardia di un elemento del patrimonio culturale immateriale,<br />

ma la questione non è assolutamente definita.<br />

Un ulteriore aspetto importante che altera la concezione<br />

che fino ad ora si è avuta – non dico del patrimonio culturale<br />

intangibile – ma dei beni culturali immateriali, cioè<br />

risorse culturali del territorio locale riguarda il dover rispondere<br />

alla messa in opera del dialogo interculturale<br />

attraverso l’elemento stesso proposto. La richiesta di osservare<br />

l’elemento proposto – non solo come garante<br />

della individuazione del processo identitario locale – ma<br />

come mezzo, strumento per la conoscenza dell’alterità è<br />

un aspetto totalmente nuovo nel panorama del patrimonio<br />

culturale tradizionale che fino ad ora è stato interessato,<br />

prevalentemente, ad identificarsi proprio come risorsa<br />

locale. Questa concettualizzazione chiama in causa<br />

la stessa storia dell’elemento, in particolare la sua storia<br />

conflittuale. Infatti, rispetto ai pregressi e quindi storici<br />

conflitti collegati o collegabili all’elemento – come nel<br />

caso della Giostra del Saracino ad Arezzo e come nel caso<br />

dell’Opera dei Pupi siciliani 4 . Il Segretariato del Patrimonio<br />

culturale immateriale non aveva mai considerato la questione<br />

prima del novembre 2010. Nell’ambito dei lavori<br />

del Comitato Intergovernativo di Nairobi, infatti, si è proposto<br />

all’iscrizione – con parere sfavorevole da parte<br />

dell’organo Sussidiario – l’elemento Croato denominato<br />

The Sinjska Alka, una manifestazione in cui la Madonna<br />

fa il miracolo di salvare i militari croati contro i saraceni.<br />

L’iscrizione è passata ma con la clausola di studiare meglio,<br />

nell’ambito delle Direttive Operative, proprio le considerazioni<br />

sui conflitti storici presenti negli elementi del<br />

patrimonio culturale immateriale proposti all’iscrizione.<br />

Il processo di iscrizione<br />

Il lavoro effettivo per il processo di iscrizione dell’elemento<br />

individuato ha messo alla prova dubbi e problemi<br />

i quali, anche se non subito, hanno portato ad una loro<br />

soluzione. Come si è proceduto?<br />

L’Ufficio Patrimonio Mondiale ha sostenuto i candidati e<br />

le loro richieste durante l’intero anno e ha cercato di verificare<br />

e riflettere sui diversi passaggi e su quanto fin<br />

dall’inizio – come indicato precedentemente – è sembrato<br />

più difficile, come ad esempio l’individuazione<br />

delle comunità e contestualmente dei portatori d’interesse.<br />

Aspetto interessante da sottolineare che i comuni<br />

o, comunque, gli enti istituzionali sono entrati nel gioco<br />

abbastanza celermente e hanno compreso il loro ruolo

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