Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...
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Conservazione culturale e formazione di una sfera culturale pubblica e<br />
globale<br />
La creazione di istituzioni di conservazione e la progettazione di politiche di salvaguardia<br />
tendono ad essere una risposta nei confronti di locali esigenze, vincoli e tempi, i<br />
quali possono variare – e farlo non poco – da una parte all’altra del mondo. Le differenze<br />
nazionali e regionali sono delle realtà che emergono chiaramente nelle fasi interlocutorie<br />
tra gli esperti internazionali che si riuniscono per affrontare questo argomento.<br />
Ma è anche evidente che sta maturando un ordine mondiale e che le istituzioni<br />
nazionali e locali giorno dopo giorno stanno affrontando la sfida di essere chiamate a<br />
rispondere ai parametri negoziati a livello internazionale.<br />
La salvaguardia del patrimonio culturale intangibile è uno dei settori emergenti che<br />
stanno guidando la politica concordata a livello internazionale con la formalizzazione<br />
di obiettivi e di principi generali. L’UNESCO è stata storicamente l’istituzione fondamentale<br />
per la formazione di una sfera culturale pubblica e globale che si occupasse<br />
delle questioni patrimoniali, dato che essa può coinvolgere e mobilitare direttamente i<br />
rappresentanti degli Stati membri, nonché le ONG e gli esperti di tutto il mondo.<br />
L’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI), a sua volta, ha un<br />
ruolo complementare in materia, fungendo da forum per la negoziazione degli accordi<br />
commerciali internazionali, delle raccomandazioni e delle convenzioni per la tutela giuridica<br />
delle conoscenze tradizionali e delle espressioni culturali.<br />
Reti non governative regionali, a loro volta, come la Comunità dei Paesi di Lingua<br />
Portoghese (CPLP) e il Mercosul 2 , per quanto riguarda l’America Latina, o le varie agenzie,<br />
come il Centro Culturale dell’UNESCO per gli Stati dell’Asia e del Pacifico (ACCU),<br />
contribuiscono in modo significativo al consolidamento delle reti internazionali di esperti<br />
e di istituzioni che rendano effettivi gli accordi multilaterali 3 . Un risultato molto positivo<br />
di questo processo è che il patrimonio culturale fa ormai parte di una agenda internazionale<br />
che, al suo ordine del giorno, esamina con senso critico gli inconvenienti della globalizzazione<br />
– come la concentrazione di potere e di risorse (materiali e intellettuali) in<br />
alcune parti del mondo – ed è impegnata in questioni come la lotta alla povertà e all’esclusione<br />
sociale, il perseguimento della pace e il miglioramento della consapevolezza<br />
circa i diritti culturali dei popoli tradizionali di tutti i continenti. Questa attività sta aiutando<br />
a rendere la questione culturale una preoccupazione legittima a livello globale.<br />
Non è certamente un compito semplice, da parte di ricercatori e decisori politici, raggiungere<br />
una piattaforma comune e una mediazione tra tutti gli ambiti multilaterali<br />
che traducono le realtà politiche e giuridiche nazionali e internazionali. Le norme e le<br />
priorità decise nelle sedi sovra-nazionali non si mettono automaticamente in pratica in<br />
ogni paese. I rappresentanti degli Stati non concordano meccanicamente con il discorso<br />
internazionale, bensì devono confrontarsi con la sfida di “mettere in pratica” le<br />
parole e gli intenti migliori; i forum internazionali e multilaterali spesso fungono da<br />
arene dove si scontrano gli antagonismi non solo nazionali, ma anche regionali o subregionali,<br />
e dove si formano delle tendenze egemoniche.<br />
Questo problema non riguarda solo gli organismi intergovernativi: le ONG affrontano<br />
sfide simili, così come le comunità culturali coinvolte rielaborano di volta in volta, nei<br />
propri termini, le prospettive e le risorse preventivate nel corso di questi negoziati.<br />
Esperti nazionali e altri agenti sociali, come i burocrati dello Stato e il personale tecnico,<br />
agiscono come mediatori e interpreti in questo processo di traduzione multi-culturale,<br />
mettendo in atto la loro capacità di rispondere – alla velocità richiesta e nel linguaggio<br />
tecnico più appropriato – alle esigenze dei processi che si sono attivati in questa<br />
sfera multi-istituzionale.<br />
Processi di costruzione istituzionale: l’esperienza brasiliana<br />
In Brasile, l’istituzione demandata alla conservazione patrimoniale (IPHAN, ovvero<br />
Instituto do Patrimônio Histórico e Artístico Nacional), risale al 1937 4 . Essa venne voluta<br />
e realizzata da un settore della élite intellettuale modernista, mentre si manifestavano le<br />
prime crepe nel regime autoritario e nazionalista conosciuto come “il periodo di<br />
Vargas” 5 . L’IPHAN ha fortemente influenzato l’attività di conservazione patrimoniale del<br />
paese, che si è sistematicamente istituzionalizzata a livello prima degli stati, e poi dei comuni,<br />
rispettivamente, a partire dalla fine degli anni ‘60 e a partire dalla fine degli anni<br />
‘80. Manca ancora (e sarebbe quanto mai opportuno) un esame del radicamento sociale<br />
di questa politica e la sua valutazione critica da parte della comunità accademica, in particolare<br />
sulle questioni riguardanti le implicazioni nelle politiche dell’identità e delle diffe-<br />
53<br />
2 - Il Mercosur (dizione<br />
spagnola; Mercosul secondo<br />
la dizione portoghese) è il<br />
mercato comune del Sud,<br />
cioè dell’America<br />
meridionale.<br />
3 - Per approfondire uno<br />
degli aspetti di questa<br />
cooperazione, cfr. il saggio<br />
di Wend Wendland nel cap.<br />
X di J. Blake, Safeguarding<br />
intangible cultural heritage:<br />
challenges and approaches:<br />
a collection of essays.<br />
4 - Decreto federale n. 25 /<br />
30 novembre 1937, che<br />
prevede la conservazione del<br />
patrimonio storico-artistico in<br />
Brasile.<br />
5 - Getúlio Vargas ha preso il<br />
potere come capo del<br />
governo provvisorio nel<br />
1930. È stato eletto<br />
presidente nel 1934; sciolto<br />
il Congresso nel 1937,<br />
governò il paese fino a<br />
quando non venne deposto<br />
dalla carica, nel 1945. Fu poi<br />
rieletto alla presidenza nel<br />
gennaio 1950, governando<br />
fino al 1954.