Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...
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stati i collaboratori del designer Aloísio Magalhães che nel 1979, divenuto Direttore<br />
dell’Instituto do Patrimônio Histórico e Artístico Nacional (IPHAN), ideò il modello<br />
dell’inventario del patrimonio culturale brasiliano comprensivo sia dei beni materiali<br />
che immateriali. Sulla scia del dibattito aperto cinquant’anni prima, Magalhães rivoluzionò<br />
l’approccio dell’IPHAN convinto che la tutela del patrimonio culturale dovesse essere<br />
condivisa con le comunità che rivendicavano un legame con esso.<br />
L’Instituto do Patrimônio Histórico e Artístico Nacional (IPHAN) e il concetto<br />
di «referência cultural»<br />
L’Instituto do Patrimônio Histórico e Artístico Nacional (IPHAN) è, dal 1937, l’organismo<br />
brasiliano responsabile dell’applicazione della politica federale di salvaguardia del<br />
patrimonio culturale. L’IPHAN opera in seno al Ministero della Cultura. Nel 2003, fu<br />
creato, in seno all’IPHAN, un Departamento do Patrimônio Imaterial e Documentação<br />
de Bens Culturais (Decreto nº 4.811, de 19 de agosto de 2003) diventato nel 2004<br />
Departamento do Patrimônio Imaterial (DPI) (Decreto nº 5.040, de 6 de abril de 2004).<br />
Il DPI è dunque il principale organismo governativo brasiliano volto alla salvaguardia<br />
del patrimonio culturale immateriale. Esso si compone di tre sezioni: inventario, registro<br />
e appoggio (responsabile della divulgazione) ed è l’istituzione di riferimento per<br />
l’applicazione delle politiche di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale sia<br />
dal punto di vista concettuale che operativo e metodologico. Dal 2003 anche l’unico<br />
organismo federale dedicato al folklore, il Centro Nacional de Folclore e Cultura<br />
Popular, fa parte della struttura dell’IPHAN.<br />
Fino al 2004, la presidenza dell’IPHAN era stata ricoperta da architetti (Sandroni in corso<br />
di pubblicazione). Nel 2004 è diventato presidente dell’IPHAN l’antropologo Antonio<br />
Augusto Arantes, attore importante nella negoziazione della Convenzione per la salvaguardia<br />
del patrimonio culturale immateriale e regolarmente presente, in qualità di<br />
esperto, alle riunioni organizzate dall’Unesco. L’IPHAN è quindi un organismo aggiornato<br />
sullo «spirito della Convenzione». Non solo, fin dagli anni ‘70 il dibattito brasiliano sui<br />
beni culturali si è concentrato su una prospettiva riflessiva al patrimonio, oggi riproposta<br />
dalla Convenzione 2003, ratificata dal Brasile nel 2006. Nel 1975 fu infatti creato il<br />
Centro Nacional de Referência Cultural (CNRC), successivamente integrato alla Fundação<br />
Nacional Pró-Memória (FNPM), con l’obbiettivo di progettare un sistema di riferimento di<br />
base per la descrizione e l’analisi delle dinamiche culturali brasiliane (Fonseca 2000).<br />
L’adozione del termine «refêrencia» nel nome del centro è stata una scelta strategica per<br />
distinguerlo da altre istituzioni ufficiali (musei) e proporre una nuova formulazione e attuazione<br />
delle politiche culturali. La prospettiva di questo progetto viene presentata<br />
come una presa di distanza sia dall’approccio dei folkloristi che da quello dei pianificatori<br />
economici che sostenevano la necessità di proteggere prodotti e modi di vita considerati<br />
«autentici» in quella che cominciava ad essere invece considerata una visione idealizzata<br />
della cultura popolare e un’accezione mitica del tempo. Il nuovo approccio del CNRC ambiva<br />
dunque a prendere le distanze da una prospettiva che si basava su valori estranei a<br />
quelli dei produttori e degli utenti abituali di tali attività riducendo così la produzione artigianale<br />
a un lavoro anacronistico la cui sostenibilità poteva essere legata soltanto al<br />
mercato turistico (Fonseca 2000). Venne così introdotto il concetto di referências culturais,<br />
intese come rappresentazioni e valori espressi dai soggetti che le creano e per i quali<br />
hanno un significato. L’attenzione è quindi spostata dai beni in quanto tali alle dinamiche<br />
di attribuzione di valore. La conseguenza diretta di tale approccio è l’adozione di una<br />
prospettiva costruttivista secondo la quale il valore patrimoniale è sempre il risultato di<br />
un’attribuzione da parte di particolari attori in funzione di criteri e interessi specifici e storicamente<br />
condizionati (Fonseca 2000; Heinich 2009).<br />
Questo approccio destabilizza la prospettiva basata su saperi «oggettivi», legittimati<br />
dal sapere specialistico tecnico-scientifico, e classicamente alla base dell’attuazione<br />
delle politiche culturali. Le referências culturais non si identificano infatti con degli elementi<br />
dotati di un valore intrinseco ma sono il prodotto di una risemantizzazione operata<br />
dai gruppi che li riconoscono come significativi mettendoli in relazione a una rappresentazione<br />
collettiva nella quale i membri del gruppo si identificano. Prendere in<br />
considerazione queste referências culturais implica non solo il cogliere le rappresentazioni<br />
simboliche che esse incarnano ma anche le relazioni instaurate tra tali referencias<br />
e la costruzione di sistemi che consentono a determinati gruppi di riconoscersi in esse.<br />
In questa prospettiva gli attori sociali non hanno semplicemente un ruolo di informatori<br />
ma anche di interpreti del proprio patrimonio culturale.<br />
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