Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...
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Tornando alla bozza approvata in Italia, non essendo<br />
esperto in materia di dichiarazioni UNESCO, mi limiterò<br />
ad una riflessione di carattere accademico.<br />
Per quanto possa essere interessante presentare una candidatura<br />
che offra ai poeti nuove occasioni di incontro e<br />
di lavoro – e ai ricercatori un finanziamento costante alla<br />
ricerca – esistono delle difficoltà epistemologiche nel momento<br />
in cui si deve stabilire quali tradizioni entrano a far<br />
parte del progetto e quali no. Già le prime due righe del<br />
documento offrono diversi spunti di riflessione:<br />
Preso atto che:<br />
l’improvvisazione poetica cantata è una delle arti di<br />
tradizione orale che caratterizza varie aree linguistiche,<br />
territoriali e storiche del mondo 7 ;<br />
di che grado di improvvisazione stiamo parlando?<br />
Esistono tradizioni in cui l’improvisazione “pura” è poco<br />
frequente. Nella baguala del nord-ovest dell’Argentina,<br />
per esempio, l’abilità dell’improvvisatore sta nello scegliere,<br />
all’interno di un vasto repertorio, la copla 8 che<br />
meglio si adatta alla sfida poetica in corso; solo di rado<br />
vengono inventate nuove coplas.<br />
Al trattare il concetto di poesia ci troviamo di fronte a un<br />
caso simile. Verranno considerate poesia le strofe che rispettino<br />
una struttura metrica e di rime prestabilita, o si vogliono<br />
includere forme più libere, come il rap per esempio?<br />
Se parliamo poi di canto, le complicazioni si amplificano.<br />
Senza entrare in discussioni complesse (per esempio su<br />
come stabilire una discriminazione tra declamazione e<br />
canto) 9 , esistono tradizioni, come quella dei pajadores<br />
del Rio Grande Do Sul (Brasile), che vengono declamate<br />
su un tappeto musicale. Altre, come quella dei bertsolari<br />
Vascos o degli improvvisatori in ottava rima della<br />
Toscana, nelle quali il canto è a cappella. Ma il caso dei<br />
pajadores brasiliani è emblematico: fanno parte di una<br />
tradizione molto simile a quella rioplatense 10 , di radice<br />
gauchesca e con improvvisazione in décimas su accompagnamento<br />
di milonga; gli unici aspetti che differiscono<br />
sono l’idioma e il modo in cui viene trasmesso il testo.<br />
Oltre alle ambiguità create dai termini utilizzati in questa<br />
prima bozza – inevitabili nel momento in cui ci si propone<br />
di definire tradizioni che, per quanto simili, restano<br />
comunque diverse – esiste un aspetto che non è stato<br />
menzionato, quello della sfida. Nelle tradizioni che conosco<br />
più da vicino essa rappresenta un elemento centrale,<br />
le improvvisazioni avvengono sempre all’interno di un<br />
duello poetico più o meno esplicito. In alcuni casi tale<br />
aspetto è talmente importante che condiziona il nome<br />
della tradizione in questione: i repentisti rioplatensi parlano<br />
di payada solo quando l’improvvisazione avviene tra<br />
due o più poeti.<br />
La bozza prosegue:<br />
Che nei paesi arabi, in Europa e in America<br />
Meridionale e Centrale essa ha una storia plurisecolare<br />
e sta compiendo un difficile percorso di rivitalizzazione<br />
nel contesto della modernità;<br />
da una parte, come ho avuto modo di sapere conversando<br />
con Carles Belda, la tradizione poetica catalana è<br />
103<br />
piuttosto recente. Mi sfuggono ora i particolari che<br />
tanto Belda come Gianni Ginesi potranno chiarire, ma è<br />
evidente che casi come questo portano maggiori difficoltà.<br />
Qualora la necessità di trattare tradizioni plurisecolari<br />
fosse esplicitata dai documenti UNESCO non ci sarebbe<br />
alcun dubbio ma, dal punto di vista del ricercatore,<br />
è altrettanto interessante poter documentare la nascita<br />
di nuove “tradizioni”.<br />
‘Rivitalizzazione’ è un altro termine conflittivo. Si rivitalizza<br />
qualcosa che è morto o sta morendo, e non tutte le<br />
pratiche improvvisative si trovano in tale situazione. Nel<br />
Rio de la Plata la tradizione non si è mai interrotta; ha<br />
sempre contato con un buon numero di repentisti, ed<br />
attualmente ci sono parecchi giovani che si stanno avvicinando<br />
ai professionisti affermati per apprenderne<br />
l’arte. Un caso curioso è quello di Nazareno Peralta, ragazzo<br />
di quindici anni che aveva iniziato ad improvvisare<br />
col rap e che successivamente si è avvicinato ai payadores.<br />
O Cristian Rodríguez, giovane imprenditore della<br />
città che ogni mercoledí sera, alla fine della sua giornata<br />
lavorativa, percorre settanta chilometri in macchina per<br />
raggiungere il laboratorio di repentismo di Emanuel<br />
Gabotto, giovane e affermato payador argentino. Per<br />
queste (e molte altre) ragioni, credo non sia necessaria<br />
una rivitalizzazione, bensì un impulso per rafforzare una<br />
tradizione che è viva e vegeta.<br />
Il documento prosegue:<br />
Che già molti poeti viaggiano nel mondo globale<br />
scambiando canti e tradizioni;<br />
Constatato che oggi, nonostante l’interesse e la vivacità<br />
di molte forme e le diverse presenze di poeti che<br />
realizzano spettacoli e performance in varie aree<br />
della terra essa non è abbastanza valorizzata nel<br />
quadro delle comunicazioni, dello spettacolo e dei<br />
contesti di vita collettivi dei poeti e della gente, e in<br />
alcune aree rischia di non riuscire a trasmettersi alle<br />
nuove generazioni come patrimonio culturale vivo.<br />
Anche il discorso della valorizzazione presenta difficoltà<br />
che, sebbene non possono essere evitate, vanno quantomeno<br />
riflettute. Joxerra García 11 riferisce sugli effetti<br />
della televisione nell’improvvisazione poetica vasca. Il<br />
bertsolarismo è un movimento seguito da un pubblico<br />
numeroso; i festival poetici riempiono palasport con<br />
15.000 o 20.000 persone. La televisione vasca segue e<br />
ritrasmette con certa frequenza gli highlights delle performance,<br />
abituando il pubblico ad un livello poetico che<br />
si presenta solo in alcuni casi. Il fascino dell’improvvisazione<br />
sta nel fatto che tutto avviene in un istante e svanisce<br />
in quello successivo; a volte le sfide poetiche sono<br />
eccezionali, altre volte poco brillanti. È parte del gioco, i<br />
poeti stessi lo accettano mettendosi in discussione ogni<br />
volta che salgono sul palcoscenico, e la ritrasmissione dei<br />
frammenti migliori può creare nel pubblico aspettative<br />
difficilmente sostenibili. Ripeto, certi processi sono indubbiamente<br />
inevitabili – la spettacolarizzazione della<br />
tradizione sta avvenendo un po’ ovunque – ma, in<br />
quanto ricercatori dotati di un’etica professionale solida,<br />
non possiamo sottovalutare gli effetti collaterali che ogni<br />
azione porta con sé.