Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...
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DISEGNO GIOVANILE DI FRANCESCO TOGNI.<br />
DISEGNO DI ALBERTO MARIO CIRESE, FRA<br />
QUELLI ULTIMAMENTE ELABORATI.<br />
un disegno geometrico di mio figlio Francesco eseguito<br />
da ragazzino nel quale aveva trovato una somiglianza con<br />
alcuni suoi disegni abituali.<br />
Nel 2002 in occasione della morte di Giovanni Battista<br />
Bronzini mi scrisse una lettera che mi sembrò davvero<br />
esemplare per come esprimeva un equilibrio ed un rispetto<br />
singolari pur nella diversa militanza scientifica.<br />
L’ho inviata in copia ad Alessandro Olschki che l’ha<br />
molto apprezzata.<br />
Ma quale più bella ed ultima confidenza di quella degli<br />
ultimi auguri natalizi del 20 dicembre 2010? «2001 -<br />
2010» Dieci anni di auguri per Natale, i primi due con i<br />
pani di Sardegna, e tutti gli altri con i presepie editi e inediti<br />
di Eugenio Cirese. Ci sarà vita per inviarne altri? Non<br />
so. Ma so che Natale e presepio sono radici salde della<br />
nostra vita in Italia, in Europa e in mille altri luoghi del<br />
mondo sterminato. Cerco di continuare a scambiare auguri<br />
e speranze in questo caro giorno per il quale allego<br />
ancora un presepie di Eugenio Cirese.<br />
ROBERTA TUCCI<br />
Alberto Cirese e Diego Carpitella sono stati legati da un<br />
intenso rapporto che essi stessi esibivano nelle moda-<br />
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lità loro proprie: Carpitella più con il comportamento,<br />
Cirese più con le parole. Quando Carpitella è morto,<br />
nel 1990, Cirese gli ha dedicato un commosso e denso<br />
discorso funebre rimasto indimenticato e anche dopo<br />
lo ha sempre ricordato, in infinite occasioni pubbliche,<br />
come un grande studioso ma anche come suo personale<br />
compagno di ricerche e di “avventure”. Avevano<br />
entrambi un comportamento molto serio. Ma ricordo<br />
una volta – era il 1985 – che li ho visti ridere senza freni<br />
come due ragazzi, nella vecchia stanza di Carpitella a<br />
Lettere, raccontandosi le “catalanate” di Quelli della<br />
notte. Cirese le enunciava, “è meglio essere giovani ma<br />
belli e ricchi, o vecchi ma brutti e malati?”... e tutti e<br />
due ridevano a crepapelle per quella formula finto-demenziale,<br />
di cui apprezzavano la lievità dell’ironia e il<br />
gioco linguistico. Mi piace ricordare anche così Cirese:<br />
nella complicità divertita e giocosa con il suo amico<br />
Diego.<br />
UN ULTIMO RICORDO<br />
Ieri, quando eravamo con Pietro [Clemente] e con<br />
Alberto Sobrero, mi tornavano in mente episodi e frasi<br />
dovute ad Alberto. Poi mi sono scivolate via dalla memoria<br />
troppo invecchiata.<br />
In particolare spiccava quello che disse alla caduta del<br />
muro di Berlino. Disse: “È finito l’Ottocento”. Finito l’Ottocento,<br />
e non il Novecento, che dalle illusioni ottocentesche<br />
è stato così duramente tormentato. L’Ottocento,<br />
autore delle più grandi e mistificatrici illusioni della nostra<br />
storia (marxismo e psicanalisi). Ma forse sono due i<br />
secoli dai quali dobbiamo guardarci.<br />
Tornerò a pensarci ancora. Inoltre quando Sobrero si<br />
gettò fra me e lo studente che voleva prendermi a pugni<br />
nel grande atrio della Facoltà in cui il caos studentesco<br />
ci aveva ridotto a fare gli esami (da un biglietto<br />
del 3 agosto del <strong>2011</strong> di Alberto Mario Cirese).