11.06.2013 Views

Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

Antropologia museale, n. 28-29, 2011 - Dipartimento Storia Culture ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

78<br />

Nel quarto punto, l’“efficacia (al plurale) del patrimonio” è declinata in quattro<br />

temi. Il primo riflette sul dispositivo della “lista” che esercita una forte influenza sugli<br />

oggetti patrimonializzati. Il formulario di candidatura per iscrizione, definito come una<br />

“macchina che trasforma un fatto ordinario in un item di una lista”, produce un cambiamento<br />

di statuto dell’elemento, estratto dalla massa dei fatti ordinari per divenire<br />

oggetto patrimoniale. Questo cambiamento di statuto dell’oggetto ha delle ricadute<br />

sullo statuto sociale e politico delle persone stesse, degli attori della patrimonializzazione.<br />

Un terzo aspetto dell’efficacia del patrimonio che “scuote il mondo” consiste<br />

nell’emergenza della “coscienza patrimoniale”. Ovunque il patrimonio è oggetto<br />

di investimenti politici, sentimentali ed economici. Il concetto di patrimonio è stato<br />

adottato dalle amministrazioni culturali a da certi ambienti sociali, non per forza quelli<br />

che hanno il potere economico. Un caso significativo è quello italiano delle Pro loco,<br />

equivalenti al sindacato di iniziativa in Francia, che si stanno occupando dell’inventario,<br />

trasmissione e salvaguardia delle “tradizioni popolari italiane” comprese nella categoria<br />

di PCI. “Tramite la loro diffusione capillare sul territorio, in nome della patrimonializzazione<br />

e della “coscienza patrimoniale”, trasformano il sapere accumulato da<br />

antropologi, dialettologhi ed eruditi italiani in una biblioteca nazionale del PCI”. Ultimo<br />

e più significativo aspetto per interpretare l’”esplosione del PCI”, è l’affermazione del<br />

ruolo delle “comunità”. “L’ingiunzione della partecipazione ‘dal basso’ inverte la<br />

macchina patrimoniale amministrativa e permette l’invenzione di nuovi modi<br />

di fare patrimonio. In tal modo, dei nuovi attori si sentono legittimati ad istituire essi<br />

stessi il loro patrimonio. Tanto più che le sfide politiche ed identitarie regionali o minoritarie<br />

trovano nel PCI un terreno favorevole, senza parlare delle lingue minoritarie<br />

come l’Occitano”.<br />

Coscienze e rivendicazioni patrimoniali<br />

In un testo successivo del gennaio 2010, nello stesso blog, troviamo un testo dal titolo:<br />

“Come mobilizzare il poteri pubblici per il PCI? A proposito di due appelli<br />

francesi”, che si propone di commentare le discussioni che accompagnano i pro e<br />

contro l’iscrizione della “Fiesta de los toros. Patrimonio de la Humanidad”, e “l’appello<br />

a partecipazione per i primi incontri del patrimonio immateriale”, per riflettere<br />

sul senso politico della Convenzione. Facendo notare come il mondo associativo e<br />

ordinario sia già da tempo, e ben prima dell’apparizione della Convenzione, “il motore<br />

centrale e un attore di primo piano” dei processi di patrimonializzazione, e che<br />

dunque “lo spirito di apertura che traspare dalla Convenzione proviene dalla profondità<br />

della coscienza patrimoniale diffusa nell’insieme del mondo”, dà rilievo al fattore<br />

di novità introdotto da questa: “Ciò che è nuovo non è tanto l’inversione del<br />

senso della patrimonializzazione, quanto le nuove forme della mobilizzazione<br />

e della rivendicazione che il mondo ordinario può inventare nei confronti del<br />

potere costituito”. La proposta dello studioso è quella di analizzare le nuove maniere<br />

di parlare e costruire il patrimonio che emergono a partire dalla firma della<br />

Convenzione del 2003.<br />

Basandosi sull’analisi di un “appello per i primi incontri nazionali del patrimonio immateriale”,<br />

tenutisi in Bretagna nel 2008 (Dastum, Rennes 2008), Isnart pone in rilievo tre<br />

argomenti/chiave:<br />

– La capacità di iscriversi in una “storia patrimoniale” (nell’esempio della<br />

Bretagna, si tratta della tripla eredità del revivalismo, dell’azione culturale e delle rivendicazioni<br />

identitarie che è presentata come antenato degli inventari, della salvaguardia<br />

e della trasmissione, come definite dalla Convenzione), iscrivendo l’uso<br />

del PCI in una specie di “storia naturale della cultura locale e della sua salvaguardia”,<br />

la “comunità” si definisce come un nuovo “esperto patrimoniale dal basso”<br />

legittimando l’azione dei firmatari.<br />

– L’argomento dello sviluppo sostenibile “nel contesto della regione o dell’oggetto<br />

da patrimonializzare”, facendo notare come “il tema dello sviluppo sostenibile<br />

che costituisce uno dei fondamenti della nozione di PCI è utilizzato sistematicamente<br />

come giustificazione delle rivendicazioni e come obbiettivo da raggiungere<br />

attraverso il processo di patrimonializzazione”.<br />

– L’accostamento tra il PCI e la categoria di cultura popolare. “La Convenzione<br />

stabilisce essa stessa un flou a questo riguardo proclamando che il PCI si compone<br />

di tutti quegli elementi che in passato potevano appartenere al campo di una etnologia<br />

folklorizzante, che si interessava prima di tutto al mondo contadino alla ru-

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!