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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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addosso tanto che l'urto fra il mio e il suo corpo mi fece perdere quasi l'equilibrio<br />

mentre istintivamente esplodevo due colpi, uno dei quali deve aver colpito il suddetto<br />

Prezzavento Innocenzo che si accasciava al suolo privo di sensi, in corrispondenza<br />

della porta destra. Terrorizzato per quanto era accaduto, uscii e, tenendo con la mano<br />

destra la borsa nella quale avevo riposto la pistola, con la stessa mano chiusi alle mie<br />

spalle l'ingresso dello sgabuzzino. Voltandomi per andarmene, cioè spalle alla porta<br />

suddetta, notai quasi di fronte a me una persona che mi guardò con insistenza. Girai<br />

subito sulla mia sinistra, passando di fronte alle vetrine del bar adiacente al<br />

distributore, e mi allontanai in direzione di San Siro. La pistola da me usata in tale<br />

circostanza era di calibro 7,65 e l'ho gettata in un prato». Segue la mia firma.<br />

Il secondo verbale è stato redatto, sempre secondo i carabinieri, alle quattro di<br />

pomeriggio ed entra nei particolari del fatto.<br />

A domanda risponde: «La sera in cui commisi l'omicidio, vestivo con un paio di<br />

calzoni grigio ferro, che sono quelli che in questo momento mi presentate, un<br />

maglione bianco, e sopra indossavo un cappotto di colore cammello. Come ho già<br />

detto, avevo una borsa di finta pelle di color marrone scuro, con chiusura lampo, con<br />

unico scompartimento e senza manici. Anche la borsa l'ho gettata in un prato e dentro<br />

alla stessa si trovava la pistola di cui sopra. Il tutto è stato gettato in un prato nei<br />

pressi dell'ospedale militare.<br />

A domanda risponde: «La notte in cui ho commesso l'omicidio di Prezzavento<br />

Innocenzo, sono arrivato da solo in piazzale Lotto e da solo mi sono allontanato. Ho<br />

girovagato a piedi per le varie vie della città e mi sono ritirato a casa quando era già<br />

giorno. In casa, non c'era nessuno in quanto i miei parenti e familiari, quella mattina,<br />

erano già usciti. Entrai con le mie chiavi e mi sono messo a letto. Mi sono alzato alle<br />

ore dodici circa, mentre i miei familiari ritornavano a casa, e ci siamo tutti quanti<br />

seduti a tavola per la colazione. Dopo mangiato, sono sceso un attimo sulla strada e<br />

quindi sono ritornato a casa dove mi sono trattenuto. Quella sera o il giorno dopo, in<br />

questo momento non ricordo, essendo già stato in precedenza deciso che si sarebbe<br />

passato l'ultimo di carnevale ambrosiano insieme, mia madre ricevette una telefonata<br />

da Michele ed io le feci rispondere che non ero in casa. Successivamente, per<br />

giustificare la mia assenza, durante quei due giorni in cui mi sentivo particolarmente<br />

scosso per quello che era successo, cioè per l'omicidio che avevo commesso, dissi al<br />

mio amico Michele che ero stato fermato dalla polizia e che ero stato trattenuto».<br />

A domanda risponde : «A precisazione di quanto ho dichiarato nel precedente<br />

verbale d'interrogatorio, debbo dire che ho commesso l'omicidio alle ore una e<br />

quaranta circa di venerdì 10 febbraio, con una pistola che avevo acquistato, insieme a<br />

sette o otto cartucce, da uno iugoslavo a Trieste, pagandola lire quattordicimila.<br />

L'acquisto è avvenuto circa due o tre mesi fa, mentre prestavo servizio militare a<br />

Trieste. Non conosco il nome della persona che mi ha venduto la pistola».<br />

A domanda risponde: «Il giorno precedente, cioè il 9 febbraio 1967, sono uscito dalla<br />

mia abitazione alle ore nove e trenta, sono andato al cinema Centrale sito in via<br />

Torino, uscendone verso le ore dodici. Uscendo di casa al mattino, mi sono portato<br />

dietro una borsa contenente la pistola in quanto non potevo lasciare quest'ultima in<br />

casa, per timore che i miei la scoprissero. Come ho già detto non avevo denaro, anzi

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