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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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sarebbe stato il Rapetti. La cosa, per me, era assurda, ma poteva prendere una piega<br />

un po' strana. Per questo ne parlai a Dean. Mi disse che non dovevo preoccuparmi,<br />

poiché la cosa non era vera».<br />

«Erano presenti anche Giancarlo Esposti e il padre?» chiede l'avvocato Lucio Rubini.<br />

«Nel colloquio, avete parlato dell'intervento di Pisapia?».<br />

«Pisapia? No», risponde. «Non vedo perché avremmo dovuto fare commenti in<br />

proposito. Quanto alla presenza di Giancarlo e di suo padre, è stata fortuita, casuale».<br />

Il quartetto viene congedato. Roberto Rapetti mi guarda per un attimo negli occhi. Per<br />

tutta la mattina, quando non era al pretorio, l'ho avuto accanto sulla panca degli<br />

imputati. Non ha mai cambiato atteggiamento, espressione. Non ha mai tradito la<br />

minima emozione. Tranquillo, apatico. Certo che, se è lui l'omicida, sono stato<br />

seduto, per quattro ore, quasi spalla a spalla con chi ha lasciato che mi fottessero due<br />

anni di vita e che non batterebbe ciglio, se mi condannassero all'ergastolo. Se ne va<br />

anche Marcello Dal Buono, ma, questa volta, non esce dall'aula come un intruso. La<br />

sua verità non ha trovato uno spazio preciso. Ma non è stata buttata via, come fosse la<br />

fregnacciata di un mitomane. E c'è, subito, chi cerca di offrirle una prospettiva più<br />

ampia.<br />

I miei difensori e la parte civile fanno istanza perché venga ascoltato il professor<br />

Fabio Dean e sia citato come teste don Cesare Curioni, cappellano di San Vittore. La<br />

prima richiesta sottintende la volontà di accertare una scoperta che potrebbe far<br />

pensare a un relais Dean-Pisapia e fornire, così, elementi per l'identificazione<br />

indiretta del vero colpevole. Più che di una scoperta, si tratta di un ragionamento<br />

puntellato da circostanze reali e aperto a una logica deduzione. Gian Domenico<br />

Pisapia ha telegrafato alla corte da Roma, dopo essere rientrato dall'Aquila, dove in<br />

mattinata aveva presenziato al processo per la catastrofe del Vajont, come<br />

patrocinatore dell'Enel. Anche Fabio Dean è impegnato in questo processo. Ne<br />

consegue che, negli ultimi tempi, i due avvocati si sono visti, più volte, in aula. In<br />

un'intervista, Pisapia ha lasciato capire che la convinzione circa la mia estraneità al<br />

crimine poteva essergli nata dopo un colloquio con un avvocato, un collega. Ultima<br />

tessera del mosaico: Dean è amico della famiglia Nardi e lo stesso Gianni Nardi ha<br />

ammesso di averlo consultato. La seconda istanza mira a documentare, davanti alla<br />

corte, l'autentico travaglio di Marcello Dal Buono e la sua profonda crisi di<br />

coscienza: il «testimone-sorpresa», prima di decidersi a rivelare la verità, chiese,<br />

infatti, consiglio al cappellano di San Vittore e fu convinto dal prete della necessità<br />

morale di parlare.<br />

La corte si ritira e respinge ambedue le richieste. Per ora, la verità di Marcello Dal<br />

Buono fa anticamera. L'udienza continua, con l'ascolto di Ludovico Reale, capo della<br />

squadra mobile milanese all'epoca dell'omicidio di piazzale Lotto, e del commissario<br />

Giuseppe Barone. Dopo due anni di venerazione, quelli dell'indagine e dell'istruttoria,<br />

e dopo sei udienze del processo che hanno esaltato tale venerazione sino a<br />

impacchettarmi per tre quarti con destinazione Porto Longone, il dogma Rovelli può<br />

essere messo in discussione. Non è più considerato intoccabile, sacro. È un altro<br />

miracolo di Pisapia.

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