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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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I calzoni li avevo comprati mercoledì 8. Prezzo: novemilacinquecento lire. C'era<br />

bisogno di una «messa a punto» e, scontrino alla mano, ero tornato a ritirarli<br />

ventiquattrore dopo. Lo ha confermato, più tardi, Secondo Crivelli, commesso di Sax:<br />

«Il giorno 8 Pasquale Virgilio, che riconosco dalla fotografia, acquistava un paio di<br />

calzoni color ruggine. Poiché il capo di vestiario doveva essere rifinito, il Virgilio<br />

ripassava il giorno successivo, verso le ore diciotto. Ha pagato al momento<br />

dell'acquisto, con un biglietto da diecimila lire ».<br />

Ma non è tutto. La faccenda delle braghe da un altro scossone alla memoria.<br />

D'improvviso, e sempre per reazione a catena, rammento una lunga discussione in<br />

famiglia a proposito di quella mia spesa. Ero rientrato a casa verso l'ora di cena con il<br />

pacchetto di Sax e, dopo aver mangiato, mi ero provato i calzoni. Volevo un giudizio.<br />

Per i miei «vecchi» erano troppo stretti: «Ti basta un chilo di più e sono soldi buttati<br />

via». Mia cugina, invece, li aveva approvati perché «l'attillato», disse, «è di moda».<br />

Insomma un tipico battibecco familiare. L'episodio rappresentava per lo meno un<br />

ulteriore puntello alla mia soggettiva certezza di essere rincasato quella sera e di non<br />

essermi più mosso. «Per lo meno», perché la possibilità che questo particolare,<br />

provocando nei miei familiari un più circostanziato ricordo sulla sera del 9, potesse<br />

autenticare il mio alibi svanì quando i carabinieri li interrogarono su tale tema. Mio<br />

padre confermò l'acquisto dei calzoni, ma non seppe precisare la data. Mia madre, pur<br />

continuando a dirsi convinta della mia presenza in casa la notte del delitto, non riuscì<br />

a stabilire con esattezza quando era avvenuta la discussione («si trattò solo di<br />

ragionamenti», disse) e parlò genericamente dei primi giorni di febbraio. Concetta<br />

datò la vicenda a «parecchi giorni prima di carnevale». Queste discordanze, questa<br />

vaghezza sono la prova di quanto sia difficile mettere bene a fuoco anche i fatti<br />

accaduti nel passato più prossimo. I calzoni (lo documentava una bolletta di<br />

consegna) li avevo ritirati il 9 febbraio. Eppure nessuno dei miei, che pure avrebbero<br />

dato sangue per salvarmi, seppe ricordarlo.<br />

Comunque, mi pareva di aver centrato in quel terzo «testa a testa» con Francesco<br />

Paolo Bello un grosso obiettivo. Avevo iniziato il terzo «scontro», pregando che mi<br />

portassero «una macchina per ricordare», chiedendo qualche iniezione capace di<br />

snebbiarmi il cervello. Pensavo che proprio non ce l'avrei fatta a rompere la crosta dei<br />

ricordi. E, invece, ero arrivato a schiarirmi le idee. Parzialmente e con profondi abissi<br />

di vuoto mentale. Ma era già qualcosa. Non solo avevo finalmente trovato un<br />

riferimento preciso (il ritiro dei calzoni) per la giornata del 9 febbraio. Ma potevo<br />

sperare - un'illusione che, lo abbiamo visto, franerà - di avere rafforzato il mio alibi<br />

con l'ipotesi del cinema nel pomeriggio e del «dibattito» familiare sulle braghe. Il<br />

fatto poi che avessi speso diecimila lire da Sax dimostrava come non fossi al verde e<br />

minava la tesi del delitto come momento culminante di una giornata attanagliata<br />

dall'angoscia di un po' di denaro per il carnevale. Per di più - allora non potevo<br />

saperlo, perché la denuncia non mi era ancora caduta addosso - l'essere passato da<br />

Sax alle diciotto del 9 febbraio avrebbe più tardi costituito un valido argomento, per<br />

rintuzzare l'accusa della fantomatica rapina ai danni di Mario Botticini proprio verso<br />

le diciotto di quello stesso giorno.

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