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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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trent'anni e vi saluto». II pubblico ministero Scopelliti ha sentito. Mi guarda e sorride.<br />

È in questo sorriso che intravedo un barlume di speranza.<br />

Rientra la corte. L'istruttoria dibattimentale verrà riaperta, per ascoltare Gian<br />

Domenico Pisapia. Il teste viene citato per venerdì. L'udienza è sospesa.<br />

Da una cella del mio raggio, un «collega» grida: «Max, che culo! Ti va di lusso». Mi<br />

arrivano, indistinte, altre urla. È l'ora del caffellatte. Il detenuto addetto al mestolo mi<br />

riempie la gamella. «Bevilo alla tua salute, Lino», mi dice. «È fatta, no?».<br />

Stamane radio-carcere ha portato, di cella in cella, la storia del telegramma di Pisapia.<br />

La notizia riempie San Vittore. Qui si fa sempre il tifo per chi è sotto processo e la<br />

«comunità» è trionfante, per quella che chiamano una «sbiancata alle toghe». Ma chi<br />

dice che mi va di lusso? Certo, sono meno spompato di ieri, all'udienza. Un po' di più<br />

ci credo al colpo di scena. Adesso non ho più la rassegnata, abulica certezza che mi<br />

imbastiscano il professorone e trasformino il suo intervento in una bolla di sapone.<br />

Ho il terrore che avvenga. Qualcosa di grosso ha bloccato il conto alla rovescia.<br />

D'improvviso, qualcuno mi ha teso una mano. Ma ce la farà a tirarmi fuori dalla<br />

spirale dell'ergastolo? La mano reggerà il peso del mio corpo morto e il carico delle<br />

certezze di colpevolezza che il tribunale mi ha buttato addosso? Anche Marcello Dal<br />

Buono ci ha tentato e l'hanno liquidato.<br />

Un secondino mi ha prestato i suoi giornali. Traboccano della faccenda Pisapia:<br />

interviste con il protagonista, articoli di grandi firme della legge, pareri di avvocatoni.<br />

Sono andati anche a registrare la reazione di mia madre, in clinica. Scrivono che è<br />

ridotta ad uno scheletro. Si è messa a piangere. «Sono le prime lacrime», ha detto,<br />

«da quando hanno arrestato il mio Lino. Piango, perché finalmente nel mio cuore è<br />

entrata un po' di felicità. Ho sentito di questo gran professore che discolpa mio figlio.<br />

Lo ringrazio. Portategli il mio grazie».<br />

In un'intervista, Pisapia ha anticipato: «Mi presenterò alla corte per dichiarare:<br />

“Pasquale Virgilio è innocente. Ve lo dico sotto giuramento e ve lo garantisco con i<br />

miei quarantenni di vita professionale, con tutta la mia serietà, con tutto il mio<br />

prestigio morale di uomo di legge”. Niente di più, perché tradirei il segreto<br />

professionale e la mia dignità di avvocato. Mi trovo nella situazione di un sacerdote<br />

che riceve una confessione, sa che un innocente sta per essere condannato, ma non<br />

può rivelare il nome del vero responsabile. La mia coscienza mi impone di parlare<br />

alla corte ma, nel contempo, mi pone, in quanto avvocato, nella condizione di non<br />

poter dire tutto ciò che so. Sembra una contraddizione. Ma ciò che dirò, per quanto<br />

poco, è “il tutto”, cioè rappresenta la totalità del mio possibile aiuto alla giustizia».<br />

I giornali affermano che si tratta di un caso, del tutto inedito nella nostra storia<br />

giudiziaria: un fatto senza precedenti. E, attraverso gli esperti, sottolineano i rischi a<br />

cui va incontro Pisapia. «Se il teste», scrivono, «fornisse una qualsiasi traccia alla<br />

giustizia, per identificare l'autore delle confidenze e quindi magari il vero assassino,<br />

si renderebbe responsabile di un grave illecito professionale, tanto grave che potrebbe<br />

comportare la radiazione dall'albo degli avvocati. D'altra parte, se la corte avesse<br />

motivo di dubitare e in effetti accertasse che la confidenza è stata ricevuta fuori<br />

dall'esercizio della professione, potrebbe sciogliere d'autorità il vincolo del segreto e,<br />

in caso di reticenza, fare arrestare il teste in aula, come prevede l'articolo 372 del

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