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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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quarantacinque di notte, mi avrebbe fatto approdare, ormai al limite di una<br />

esaltazione criminale disposta a tutto, nello stanzino del distributore Esso di piazzale<br />

Lotto. Poteva servire e me lo scaricarono allegramente addosso.<br />

L'entrata in scena di Mario Botticini è parallela al mio arresto. I giornali avevano<br />

pubblicato, con molto rilievo, la notizia corredandola con una fotografia gentilmente<br />

concessa dai carabinieri. Il primo aprile (ero già a San Vittore da una settimana)<br />

Mario Botticini, un impiegato della Rai distaccato negli uffici di via Conservatorio, si<br />

era presentato in questura, per raccontare un tentativo di rapina avvenuto più di un<br />

mese e mezzo prima. Aveva riconosciuto nella mia foto le sembianze del delinquente<br />

e, per questo, s'era deciso alla tardiva denuncia.<br />

Questa è la sua testuale deposizione: «Verso le diciotto e trenta del 9 febbraio scorso,<br />

mentre percorrevo a piedi via Conservatorio, venivo avvicinato ed affrontato da un<br />

giovane che, con fare minaccioso e tenendo la mano sinistra in tasca del soprabito, mi<br />

chiese di consegnargli dei soldi. Poiché in quel mentre transitava un'altra persona,<br />

sbucata alle mie spalle, il giovane ha desistito dal suo intento e ha permesso a me di<br />

allontanarmi. Devo precisare, però, che, in tale frangente, il giovane ha cercato di<br />

trattenermi, prendendomi per una mano. Ricordo inoltre, che il medesimo portava,<br />

sotto il braccio sinistro, forse una borsa di pelle o qualcosa del genere. Ricordo i suoi<br />

connotati: capelli di color chiaro, corporatura snella, colorito roseo-pallido, età<br />

venticinque anni circa. Ritengo che l'individuo s'identifichi in Virgilio Pasquale, per<br />

avere visto alcune sue fotografie sulla stampa cittadina. Sarei in grado, però, di essere<br />

più sicuro nel riconoscimento, se potessi vedere costui di persona».<br />

Più che di una denuncia tardiva, si trattava - l'ho scoperto dalla lettura degli atti - di<br />

una denuncia soltanto allora presa sul serio dalla squadra mobile. Mario Botticini,<br />

infatti, aveva già esposto i fatti alla polizia il 12 febbraio, tre giorni dopo l'accaduto.<br />

Un commissario aveva steso un semplice promemoria. Non aveva dato peso al<br />

racconto, anche se l'emotivo Botticini aveva dichiarato di essere stato colpito<br />

dall'identikit dell'omicida di piazzale Lotto, costruito sulla base della testimonianza di<br />

Italo Rovelli.<br />

In quel promemoria si legge: «Un giovane, vestito dignitosamente e con gli occhi<br />

gonfi come se avesse pianto o dormito molto, gli si era avvicinato e, tenendo la mano<br />

sinistra nella tasca del cappotto, gli aveva chiesto “soldi-soldi” stendendo la destra. Il<br />

Botticini ha precisato di essersi allontanato, mentre lo sconosciuto gli continuava a<br />

chiedere denaro, tentando anche di trattenerlo senza però usare violenza». Il<br />

commissario aveva concluso che tutto faceva pensare a un petulante accattone e, non<br />

sussistendo gli estremi di reato, non aveva creduto opportuno stendere un vero e<br />

proprio rapporto.<br />

Più di un mese e mezzo dopo, Botticini era tornato alla carica. Gli avevano dato retta.<br />

La sua denuncia mi chiamava in causa, attraverso un riconoscimento fotografico. Era<br />

giocoforza verbalizzarla, darle corso e inoltrarla all'autorità giudiziaria, anche per non<br />

essere tacciati di non collaborazione con i carabinieri e di scetticismo nei confronti<br />

della loro «brillante» operazione che, in definitiva, suonava a scorno della squadra<br />

mobile.

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