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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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materia. Lo meritava la vicenda, che oltrepassa il caso umano e fa da<br />

specchio alle gravissime carenze e malformazioni del nostro sistema<br />

giudiziario. Così, può darsi che l'intermediario si sia, a volte, sovrapposto al<br />

protagonista.<br />

L'errore giudiziario, che nel processo contro Pasquale Virgilio è stato evitato<br />

in extremis soltanto grazie a un intervento esterno, non può mai passare<br />

come fatalità. Nasconde sempre qualcosa di ben più grave. Penso che<br />

questo racconto-verità lo dimostri. E dimostri perché vadano difesi, come<br />

un'irreversibile conquista, i diritti dell'idiziato sanciti, poco dopo il «caso<br />

Virgilio», dalla corte costituzionale. Secondo alcuni, l'intervento immediato<br />

della magistratura e della difesa, nella fase delle indagini, legherebbe le<br />

mani alla polizia e ai carabinieri e sarebbe all'origine dell'aumento di<br />

criminalità. Può darsi. Meglio, comunque, qualche delinquente in più a<br />

piede libero che vicende come questa di Pasquale Virgilio, amara<br />

soprattutto per la nostra civiltà.<br />

GUIDO VERGANI<br />

CARCERE di San Vittore, quinto raggio, cella 36. Domani comincia. La sera prima i<br />

soliti gesti, quasi automatici. Si spolvera l'abito buono, si stendono i calzoni sotto il<br />

pagliericcio perché prendano la piega, si prepara la camicia di bucato che ci è arrivata<br />

da fuori. Quello del «corredo» per il processo è un rito comune a tutti i detenuti.<br />

Forse per il riflesso condizionato del «fare buona impressione» che è tipico di ogni<br />

vigilia d'esame. Neppure la galera riesce a vincerlo. Serve, comunque, a non pensare.<br />

Almeno per un po'.<br />

Ho vissuto per due anni e due mesi, aspettando questo processo. Quasi ottocento<br />

giorni a studiare l'istruttoria, a frugare nella memoria, a immaginare il processo<br />

sostenendo tutte le parti: imputato, giudici, pubblico ministero, presidente e<br />

testimoni. Adesso ho paura. Ai tribunali ho fatto il callo. Sono un pregiudicato. Ma<br />

domani è diversa. Non si tratta più di qualche mese, di qualche annetto. C'è<br />

l'ergastolo per un innocente: un bell'errore giudiziario - lo chiamano così - magari<br />

corretto dall'attenuante della seminfermità mentale.<br />

Sono accusato di omicidio a scopo di rapina. Secondo gli inquirenti, io, Pasquale<br />

Virgilio, sono «il biondino di piazzale Lotto». Nella notte fra il 9 e il 10 febbraio<br />

1967, verso l'una e quarantacinque ho ucciso il benzinaio Innocenzo Prezzavento<br />

nell'ufficio del distributore Esso di piazzale Lotto che, guarda caso, è a trecento metri<br />

da casa mia. Dopo una breve colluttazione, gli ho sparato un colpo di pistola al cuore<br />

e ho arraffato l'incasso: circa otto-novemila lire.<br />

Sono un pregiudicato e, come tale, mi si dovrebbe concedere almeno una certa<br />

esperienza professionale. Invece mi hanno cucito addosso una storia di colossali<br />

idiozie. Un pregiudicato ha bisogno di quattrini. Che cosa fa? Secondo i carabinieri e<br />

il giudice istruttore, pensa subito a una rapina, scegliendo un obiettivo a quattro passi<br />

dal proprio risaputo indirizzo. Ma c'è di più, quanto a supposta demenza. Il

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