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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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«Il Dal Buono? Può darsi. Deve essermi stato presentato in casa di Gianni Nardi a<br />

Milano, dove sarò stato una decina di volte in vita mia. Gianni l'ho conosciuto da<br />

ragazzo a Grottammare. Abbiamo riallacciato l'amicizia quattro anni fa, credo».<br />

«Che cosa faceva nel 1967?».<br />

«Quando è successo il fatto, cioè l'omicidio di piazzale Lotto, mi ero sposato da<br />

appena un mese. Per l'esattezza, il 7 gennaio con Maria Vitale. Lavoravo con lo zio di<br />

mia moglie, come rappresentante di cosmetici. Andavo su e giù in tram e in autobus.<br />

Non avevo mezzi e non potevo permettermi la macchina. Del resto, non ho neppure<br />

la patente».<br />

«Dove abitava?».<br />

«Mi deve scusare, ma adesso proprio non lo ricordo».<br />

«Perché la chiamano Roberto “il parà”?».<br />

«Non saprei. Io non ho fatto neppure il militare».<br />

«Quali motivi, oltre all'amicizia, l'hanno portato in casa di Nardi? ».<br />

«Se vuole accennare alla politica, devo precisare che sono apolitico e apartitico. Per<br />

quanto mi riguarda, escludo di avere mai parlato di politica».<br />

«Marcello Dal Buono afferma che lei organizzava rapine».<br />

«Invenzioni. Lo escludo, nella maniera più categorica. Voglio anche chiarire che non<br />

ricordo di avere mai visto armi in casa del Nardi. Era appassionato di fucili e pistole.<br />

Ma a livello di libri e riviste specializzate».<br />

«E lei è appassionato di armi? Ha mai sparato, sa maneggiare una pistola?».<br />

«Appassionato no di certo. Non saprei dire se ho pratica di pistole».<br />

«Quella che ha usato per ferire il Sangiovanni, chi gliela diede?».<br />

«Un certo Agostino. Credo fosse un calibro 9. L'arma non è stata più ritrovata. Ma, se<br />

ricordo bene, una pallottola recuperata era di calibro 9».<br />

«Senta, è assurdo che lei si sia messo in viaggio per Grottammare armato, se non<br />

sapeva neppure maneggiare una pistola».<br />

«Be', un po' mi arrangiavo. Mi sono esercitato al tiro in un prato della periferia di<br />

Milano».<br />

«Marcello Dal Buono sostiene che lei confidò al Nardi di essere l'assassino di<br />

piazzale Lotto».<br />

«Non è vero. È una falsità. Non so che cosa dire. Non ho mai confidato a Gianni una<br />

cosa simile».<br />

«Era a Milano, agli inizi del febbraio 1967?».<br />

«Sì. In quel periodo, mi pare di sì».<br />

Viene fatto entrare Marcello Dal Buono, per il confronto.<br />

«Eccolo, è quello lì», dice, prima di sedersi.<br />

«Ma io non ricordo di averlo mai visto. Quando mai ci siamo incontrati io e te?».<br />

«Tre o quattro volte, con altri amici di Nardi. Ci siamo detti solo qualche frase di<br />

circostanza».<br />

«Non è vero. Stai fantasticando».<br />

«Fra me, Nardi ed Esposti si parlava di rivoluzione, di armi, di politica. Poi sei<br />

arrivato tu e si è parlato di rapine. Lui era amico di Nardi. Un certo giorno, Gianni ha<br />

deciso che occorreva fornirgli un'arma. Allora Esposti gliel'ha portata. Era una

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