ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia
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cartella sottobraccio. Non c'è male. Tutto sta a vedere se la giuria ne terrà conto. Ho i<br />
miei dubbi.<br />
L'udienza sta per finire. Il presidente convoca Concetta Vasapollo, mia cugina.<br />
L'hanno lasciata a riflettere per tutta la giornata, con lo spettro di un arresto e del<br />
reato di falsa testimonianza. Avrà saputo reagire alla pressione psicologica? Per me<br />
sono dolori, anche se soltanto attenua la sicurezza della sua deposizione, se, per<br />
paura, tentenna.<br />
«Allora, signorina?» le fa il presidente.<br />
«Allora», risponde senza incrinature nella voce, quasi con aggressività, «sono<br />
convinta oggi di avere detto al telefono che Pasquale non c'era, perché non voleva<br />
essere seccato. Lui era a casa e ci è rimasto!»<br />
Interviene il pubblico ministero: « Signor presidente, per tre volte la teste disse agli<br />
inquirenti di non avere risposto a quella telefonata e solo una volta disse “non<br />
ricordo”. Come mai, oggi, dopo due anni, ricorda perfettamente tutto?»<br />
«Forse ero emozionata», ribatte Concetta, «ero una ragazzina. Lei ha mai provato ad<br />
essere interrogato? Lo ripeto: Pasquale era in casa. Rimase con me ad ascoltare i<br />
dischi e gli mostrai le maschere che avevo comprato per il sabato grasso con le<br />
colleghe d'ufficio». La lasciano andare. Niente incriminazione. Il che non vuole dire<br />
che la prendano sul serio.<br />
Per oggi, la sfilata dei testimoni è conclusa. L'udienza si chiude con due istanze della<br />
difesa. L'avvocato Armando Cillario sollecita una ricognizione del tribunale sul luogo<br />
del delitto, per controllare le condizioni (prospettiva, distanza, illuminazione) nelle<br />
quali Rovelli ha assistito al delitto. Giovanni Bovio chiede di citare un certo P.B., che<br />
quasi quasi Rovelli riconobbe come l'assassino. P.B. era stato sospettato. I carabinieri<br />
decisero di chiamare il testimone oculare per una ricognizione di persona. Durante il<br />
confronto all'americana, che avvenne negli uffici del nucleo investigativo, Rovelli<br />
dettò a verbale: «Il fermato ha molte caratteristiche simili a quelle che riscontrai nella<br />
persona vista la sera dell'omicidio: statura, complessione fisica e, in parte, anche la<br />
capigliatura». L'esperimento venne ripetuto, il giorno stesso (25 febbraio 1967), al<br />
distributore di benzina verso le due di notte. E Rovelli precisò che «solo la linea del<br />
naso non corrispondeva a quella dell'assassino».<br />
È chiara l'intenzione della mia difesa di dimostrare che il Rovelli ha il<br />
«riconoscimento facile». La corte si ritira. Rientra poco dopo. Accoglie in parte la<br />
richiesta di Cillario, boccia quella di Bovio e aggiorna l'udienza. Il tribunale va di<br />
fretta. Non può badare alle nostre istanze.<br />
Mi mettono i ferri. Una Mercedes (è tardi e il cellulare non fa straordinari) mi porta a<br />
San Vittore. Potrei immagazzinare qualche scorcio della città. È da due anni che la<br />
intuisco soltanto attraverso i rumori che arrivano nella mia cella. Ma non ne ho<br />
voglia. Sto con gli occhi bassi. Ho ben altro a cui pensare.<br />
Lunedì 12 maggio. Terza udienza. È la giornata chiave, perché dovranno deporre<br />
Italo Rovelli e Marcello Dal Buono: l'accusatore e il ragazzo che porterà in aula una<br />
terza verità, capace forse di scagionarmi. Per ora, l'istruttoria non si è sgretolata.<br />
Neppure una piccola crepa. Se fossimo riusciti, almeno, a insinuare nella giuria<br />
popolare un dubbio sulla presuntuosa certezza degli inquirenti, sarebbe già molto. Ma