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ASSASSINO” DI PIAZZALE LOTTO - Misteri d'Italia

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comunica al suo avvocato che ritratterà tutte le sue accuse. Riconferma la storia, ma<br />

dice che non se la sente più. Il suo sistema nervoso è totalmente logoro. Forse ha<br />

paura. Forse si pente di avere rotto l'omertà. Nello studio del suo difensore Armando<br />

Cillario, il padre cerca di convincerlo a non fare macchina indietro. Vengono persino<br />

alle mani e deve intervenire la Volante. Marcello entra in una casa di cura. Ne esce<br />

qualche tempo dopo. Un giorno dell'autunno 1969, si allontana da casa. Il padre lo<br />

rincorre sino alla stazione centrale. Alla biglietteria, gli dicono che «il giovanotto» ha<br />

comprato una «seconda classe» per Chiasso. Gli consentono di chiamarlo con<br />

l'altoparlante. La sua voce fa eco sotto la tettoia. Implora il figlio di tornare. Niente.<br />

All'indomani, Marcello Dal Buono viene trovato cadavere, nella camera di un albergo<br />

di Basilea. Si è impiccato con il filo della luce.<br />

Aveva detto la verità?<br />

Nel dicembre del 1970, Gianni Nardi viene denunciato per detenzione di armi da<br />

guerra. Una perquisizione nella sua villa di Ascoli Piceno ha portato al rinvenimento<br />

di un arsenale: una ventina di caricatori di mitra, mab e pistole. Nardi, che si è<br />

costruito un poligono da tiro per allenarsi (consuma, per sua stessa ammissione, mille<br />

pallottole al giorno), ha un laboratorio per la manutenzione delle armi e si vanta, con<br />

il magistrato che lo interroga, di saper colpire una moneta da cento lire a quaranta<br />

metri di distanza. Al mio processo, aveva detto: «Dal Buono farnetica. Non abbiamo<br />

mai avuto armi». E, di rincalzo, Roberto Rapetti aveva affermato: «Non ricordo di<br />

avere mai visto armi in casa del Nardi. Gianni è appassionato di fucili e pistole. Ma a<br />

livello di libri e riviste specializzate».<br />

Nell'aprile del 1971, il giudice istruttore Gerardo D'Ambrosio emette mandato di<br />

cattura contro Roberto Rapetti e Gianni Nardi: il primo come esecutore materiale<br />

dell'assassinio di Innocenzo Prezzavento, il secondo come favoreggiatore. Anche<br />

Giancarlo Esposti viene incriminato, ma a piede libero perché, all'epoca dei fatti, era<br />

minorenne.<br />

Il 14 aprile 1971, Rapetti, Nardi ed Esposti confessano di fronte al magistrato. Dopo<br />

qualche mese, Gianni Nardi viene messo in libertà provvisoria.<br />

Il 15 febbraio 1972, Giancarlo Esposti finisce a San Vittore, per gli attentati delle<br />

Squadre Azione Mussolini, un'organizzazione eversiva di estrema destra, e per<br />

detenzione di sessanta candelotti di dinamite. Li conservava in una valigia al deposito<br />

bagagli della stazione. Lo processano per direttissima e lo condannano a quattro anni.<br />

Il 5 marzo 1972, Gianni Nardi viene arrestato e incarcerato ad Ascoli Piceno per<br />

associazione per delinquere e detenzione di armi da guerra. Il 5 maggio, dopo due<br />

mesi, gli tolgono nuovamente l'incomodo della galera.<br />

La sera del 20 settembre 1972, Gianni Nardi transita, in compagnia di Bruno Stefàno,<br />

noto estremista di destra, e di una ragazza tedesca, al valico italo-svizzero di<br />

Brogeda. Sulla sua Mercedes, un finanziere scopre, in un sottofondo, tre chili di<br />

gelatina, candelotti di esplosivo ad alto potenziale, cento detonatori e una pistola.<br />

Viene arrestato. All'indomani, la magistratura decide di metterlo a confronto con i<br />

testimoni oculari dell'omicidio di Luigi Calabresi, commissario della squadra politica<br />

di Milano. I confronti sono negativi. Le indagini continuano.

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