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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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giu<strong>di</strong>chino in profon<strong>di</strong>tà i suoi assunti: l'idea - con<strong>di</strong>visa del<br />

resto con Surrealisti e Dadaisti - <strong>di</strong> abolizione <strong>dell'arte</strong> per una<br />

sua integrazione nel contesto della vita sociale non può che<br />

condurre, nella versione marinettiana, ad una visione fondamentalmente<br />

estetica della vita 41 . Il che equivale a <strong>di</strong>re, in altre<br />

parole, che per essere veramente "estetica", la vita deve<br />

identificarsi nell'esercizio <strong>di</strong> atti tecnici, siano essi la guida<br />

<strong>di</strong> "un'automobile ruggente", il lavoro ritmico <strong>di</strong> un cantiere<br />

industriale od un bombardamento aereo. L'estetizzazione dei mezzi<br />

tecnici non riguarda infatti i possibili impieghi <strong>di</strong> tali mezzi<br />

nell'universo sociale (il che potrebbe aprire ad un esame in<br />

un'ottica materialistica su chi detiene quei mezzi e perché li<br />

usa), bensì il loro valore cultuale tout court, il fatto insomma<br />

che da essi si <strong>di</strong>spiega un simbolismo intellettuale che non riguarda<br />

tanto lo specifico <strong>dell'arte</strong>, ma rimanda alla filosofie<br />

in<strong>di</strong>vidualistiche della volontà (Nietzsche e Sorel, per esempio).<br />

In questo senso, il Futurismo può essere pensato oltre le sue<br />

valenze propriamente - od impropriamente - artistiche, nei<br />

termini <strong>di</strong> un'etica - od antietica - del progresso ma in chiave<br />

occultamente pessimistica ed antiumanistica: infatti non l'uomo<br />

sta al entro della sua visione, ma i mutamenti del progresso,<br />

il puro <strong>di</strong>venire ateleologico, il movimento assoluto in cui i<br />

Futuristi colgono l'essenza <strong>di</strong>namica nell'età contemporanea.<br />

Un'essenza che non chiede <strong>di</strong> essere giu<strong>di</strong>cata, ma solo esperita<br />

in<strong>di</strong>vidualmente, fatta propria con-vissuta. Nell'inconscio<br />

futurista, insomma, sembra agitarsi l'idea hegeliano-positivista<br />

della Storia come compimento della Razionalità, che<br />

perentoriamente ingiunge all'Uomo un pronto adeguamento. L'arte<br />

sembra la sfera privilegiata <strong>di</strong> questo adeguamento, ma solo<br />

nella misura in cui, autoabolendosi, <strong>di</strong>venta estetizzazione (il<br />

che equivale a giustificazione) della vita.<br />

Cerchiamo ora <strong>di</strong> enucleare alcuni aspetti significativi della<br />

teoria futurista del rapporto arte/tecnologia limitandoci all'esame<br />

<strong>di</strong> due importanti documenti enunciativi: i "Manifesti" del 1909<br />

e del 1910.<br />

41 W. Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità<br />

tecnica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1967.<br />

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