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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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accontato storie sacre e profane, è stata l'unico sapere<br />

con<strong>di</strong>viso da in<strong>di</strong>vidui incolti ed oppressi. Oggi essa sembra aver<br />

perso questo potere o forse l'ha solo consegnato, volente o no, ad<br />

altre forme <strong>di</strong> visualità : il cinema, la moda, la pubblicità, il<br />

design. E’ questo il nuovo sapere, oggi. Sono questi i nostri<br />

narratori <strong>di</strong> storie, i padroni <strong>di</strong>spensatori del nostro<br />

immaginario. In confronto ad essi, l'arte può ben poco 104 . Perché<br />

l'arte si è sicuramente affrancata dalla <strong>società</strong>, non è più<br />

l'ancella della religione o del potere, ma da questa liberazione<br />

che cosa ha ricevuto in cambio ? Di <strong>di</strong>ventare un mondo a parte,<br />

inarrivabile e, in molti casi, incomprensibile. E ciò le ha<br />

causato l'oblio nel cuore degli uomini.<br />

ARTE PUBBLICA E ABITARE POETICO<br />

Il fenomeno degli eventi espositivi collocati in spazi non<br />

convenzionali ha ormai una sua storia che, a rigore, potrebbe<br />

iniziare con il celebre Armory Show del 1913 – allestito a New<br />

York nei locali dell’armeria del 69° reggimento dell’esercito<br />

sulla 25^ Strada. Ed è più o meno da quel periodo che l’arte<br />

d’avanguar<strong>di</strong>a, in modo perlopiù effimero e provocatorio, si è<br />

proiettata “fuori” dagli spazi ufficiali – musei, gallerie,<br />

104 Si può far risalire questo al momento in cui ciò che l'uomo ha<br />

sempre chiesto all’arte, vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> imitare la natura, gli è stato<br />

fornito non più dagli strumenti tra<strong>di</strong>zionali dell’arte - tela, pennello,<br />

colori, scalpello - ma da strumenti meccanici <strong>di</strong> riproduzione<br />

dell’immagine - fotografia, cinema - che in fatto <strong>di</strong> fedeltà naturale<br />

sono indubbiamente più perfetti. Da qui l'arte ha perso il suo potere<br />

magico, la sua capacità evocatrice, il suo fascino sull’uomo. Da qui<br />

l'arte si è ripiegata in se stessa rimanendo sola. Cfr. anche Alberto<br />

Boatto, Natura bella ma morta, in L'In<strong>di</strong>ce, luglio 1993, n.7.<br />

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