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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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poeticamente” significa essere toccato dalla vicinanza<br />

dell’essenza delle cose. Questa vicinanza però non la si<br />

conquista. E’ un dono. E’ ciò che si ottiene avvicinandoci<br />

umilmente all’essenza vera delle cose. Attraverso la poesia, per<br />

esempio, o l’arte.<br />

Quella verità che si apre nella poesia è infatti qualcosa che<br />

ci proviene e che noi non costruiamo – noi costruiamo<br />

nell’ambiente, ma l’ambiente non è ciò che costruiamo -. E’ un<br />

dono, insomma. Ecco perché c’è un’avversativa - "tuttavia” - tra<br />

il "pieno <strong>di</strong> merito" e “poeticamente abita l’uomo". "Pieno <strong>di</strong><br />

merito" vuol <strong>di</strong>re: certamente l’uomo abita sulla terra, costruendo<br />

case, producendo automobili, ascensori per facilitarsi<br />

l’esistenza, per <strong>di</strong>fendersi dai pericoli della natura, e così via;<br />

tuttavia, <strong>di</strong>ce Hölderlin, l’uomo "abita poeticamente".<br />

C’è qualche cosa, alla base <strong>di</strong> tutto questo operoso e pratico<br />

darsi da fare da parte dell’uomo, che non è attività, ma è<br />

ricezione, passività, grazia, dono appunto. Tutta la Poesia e<br />

l’Arte trovano la loro ra<strong>di</strong>ce in quel "tuttavia", nell’opposizione<br />

tra l’attività utile, produttiva, pratica, <strong>di</strong> cui gli esseri umani<br />

hanno merito, e il trovarsi nel mondo <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> una via <strong>di</strong><br />

accesso alle cose, che non è il risultato del nostro pratico darci<br />

da fare, che non è interamente costruita da noi, ma che è comunque<br />

alla base stessa <strong>di</strong> tutti i nostri meriti pratici.<br />

Sono convinto che l’arte pubblica <strong>di</strong> cui siamo oggi alla<br />

ricerca debba in qualche modo ricondursi proprio all’“abitare<br />

poetico” <strong>di</strong> cui parla Heidegger. L’arte che il XX secolo ci ha<br />

consegnato è qualcosa <strong>di</strong> autoanalitico ed autoreferenziale,<br />

totalmente concentrato sulla propria essenza estetica e<br />

linguistica, qualcosa insomma <strong>di</strong> più simile alla tecnologia che<br />

non a quello che per millenni è stata. E che cosa è stata l’arte,<br />

per millenni, se non autenticamente pubblica (vale <strong>di</strong>re, avrebbe<br />

detto Heidegger, vicina all’essenza delle cose)?<br />

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