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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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Il fatto è, forse, che non esiste veramente un “fuori”, uno<br />

spazio al <strong>di</strong> là dell’istituzionalizzazione come pure della<br />

mercificazione. Non esiste uno spazio “puro” e non me<strong>di</strong>ato, così<br />

come non esiste un pubblico, quand’anche <strong>di</strong> massa, che possa<br />

avvicinarsi all’opera d’arte senza aspettative predefinite o una<br />

qualche forma anche negativa <strong>di</strong> preorientamento estetico 108 .<br />

Inoltre, più <strong>di</strong> due deca<strong>di</strong> <strong>di</strong> arte pubblica non sembrano aver<br />

mo<strong>di</strong>ficato in nulla la già scarsa percezione sociale dell’arte<br />

contemporanea.<br />

Quale può essere allora il senso <strong>di</strong> un’arte pubblica? Se questa domanda ha veramente senso, non<br />

può non implicare questioni altrettanto pressanti e decisive come quella del senso autentico<br />

dell’arte nella <strong>società</strong>, o quelle legate alla qualità dell’ambiente umano. Ed allora può venire in<br />

mente, proprio a proposito <strong>di</strong> una vera o presunta arte pubblica, <strong>di</strong> quello che Heidegger <strong>di</strong>ceva a<br />

proposito dell’ “abitare poetico”.<br />

Commentando il <strong>di</strong>stico <strong>di</strong> Hölderlin "pieno <strong>di</strong> merito, ma<br />

poeticamente, abita l'uomo su questa Terra" ad una conferenza 109 ,<br />

Heidegger esortava i suoi ascoltatori a prendere sul serio il<br />

“poetico”: il poetare, egli <strong>di</strong>ceva, non è il volo fantastico nel<br />

cielo, oltre la terra, per abbandonarla, è invece il condurre<br />

l'uomo sulla terra, portandolo all’autenticità; “abitare<br />

fra pratica artistica e agire politico-territoriale. Il tema <strong>di</strong> queste<br />

tre iniziative in sé non è nuovo – in area anglosassone è <strong>di</strong>battuto da<br />

tempo ed ha una bibliografia ormai ricchissima - ma lo è per il nostro<br />

paese, non solo per l’impostazione multi<strong>di</strong>sciplinare che ne caratterizza<br />

sovente l’approccio, ma anche per l’attenzione che esso pone al rapporto<br />

stretto fra luogo e creazione artistica e che collega l’istanza<br />

propriamente creativa (e storicamente definita) del site specific a<br />

quella, più etica si <strong>di</strong>rebbe (e più aggiornata), della responsabilità<br />

politica dell’artista. Si torna quin<strong>di</strong> a parlare, ancora una volta, <strong>di</strong><br />

mutamento sociale, rispetto al quale è lecito chiedersi se i consueti<br />

sistemi <strong>di</strong> riferimento culturali ed artistici <strong>di</strong> oggi siano ancora<br />

appropriati o proponibili. <strong>La</strong> questione non è <strong>di</strong> poco conto, perché<br />

implica <strong>di</strong> fatto l’esigenza <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>segnare il ruolo dell’artista nella<br />

<strong>società</strong> non sulla base <strong>di</strong> modelli o teorie precostituite, ma sulla prassi<br />

empirica stessa, sempre fluida e per questo indocile alle definizioni. Il<br />

problema, insomma, è ancora quello <strong>di</strong> capire cosa debba o possa fare<br />

l’artista per la <strong>società</strong> in cui vive – nella convinzione che questo fare<br />

sia comunque, se non necessario, almeno auspicabile per il bene sociale.<br />

108<br />

Cfr. J. Barrett Lennard, The Impure Public, in Art+Text, n.42, May<br />

1992, pagg.30-31.<br />

109<br />

Martin Heidegger, “Poeticamente abita l’uomo”, in <strong>Saggi</strong> e <strong>di</strong>scorsi,<br />

Firenze, Mursia, 1976, pagg.125-138.<br />

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