La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb
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Merita richiamare alla mente, prima <strong>di</strong> intrattenerci sul caso<br />
del Bauhaus, almeno due momenti che possono <strong>di</strong>rsi in qualche modo<br />
introduttivi all'esperienza avviata a Weimar da Walter Gropius nel<br />
1919.<br />
Il primo dei due riguarda le riflessioni che il filosofo Ernst<br />
Bloch (1885-1977) de<strong>di</strong>ca al fenomeno del trapasso dalla produzione<br />
artigiana a quella tecnico-industriale. Nell'opera "Lo Spirito<br />
dell'Utopia" (1918-1923), Bloch si sofferma sui risvolti degenerativi<br />
<strong>di</strong> tale trapasso per la creatività umana, ma nel contempo<br />
in<strong>di</strong>ca alcune potenzialità ine<strong>di</strong>te della tecnica tramite le quali<br />
non solo sia possibile alleviare all'uomo il peso del lavoro, ma<br />
"rivoluzionare la forma funzionale dello spirito meccanico" 51 ,<br />
finalizzando la produzione degli oggetti ad una rinnovata<br />
essenzialità formale, ad una semplicità formale che sia meno<br />
"ovvia" e "vile" <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> cui sono portatori i prodotti serializzati.<br />
Bloch insomma ritiene che una tecnica umanisticamente<br />
intesa possa sottrarre la libera creatività dell'in<strong>di</strong>viduo agli<br />
eccessi tanto del funzionalismo moderno, quanto del manierismo in<br />
serie.<br />
Il secondo momento, concomitante col Bauhaus, è la formulazione<br />
<strong>di</strong> una vera e propria estetica tecnica ad opera <strong>di</strong> Ozenfant e<br />
Jeanneret (che più tar<strong>di</strong> assunse lo pseudonimo <strong>di</strong> Le Corbusier)<br />
sulla rivista Esprit Nouveau. Le posizioni dei due artisti tendono<br />
a rasentare un vero e proprio feticismo nella loro enfatizzazione<br />
della macchina come para<strong>di</strong>gma formale e fonte della pratica artistica,<br />
ma è del resto proprio grazie a questa pur così estremizzata<br />
subor<strong>di</strong>nazione delle valenze estetico-normative della produzione<br />
meccanica che l'antinomia arte/industria, acutamente percepita<br />
fin dal tardo Ottocento, si è potuta risolvere in favore <strong>di</strong> un<br />
riconoscimento delle qualità formali - che vuol <strong>di</strong>re anche frutto<br />
<strong>di</strong> una meto<strong>di</strong>ca ricerca - degli oggetti artistici moderni.<br />
Questi due precedenti ci danno la misura della complessità del<br />
rapporto intercorrente fra arte e civiltà tecnologica, nel segno<br />
51 M. Nacci, Tecnica e cultura della crisi, Milano, Loescher, 1982.<br />
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