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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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la riconducesse ad uno stato <strong>di</strong> transitorietà e <strong>di</strong> superfluità.<br />

Hegel parlava dell’arte del suo tempo, è vero. Ma se accettiamo<br />

quella supposizione intorno all’ascesa estetica dell’arte come<br />

origine della modernità, ve<strong>di</strong>amo che la profezia <strong>di</strong> Hegel andava<br />

molto più in là <strong>di</strong> quanto egli stesso potesse immaginare. Del<br />

resto, i generi artistici che Hegel ad<strong>di</strong>ta come adeguati alle<br />

nuove con<strong>di</strong>zioni storiche del suo tempo non afferiscono più già<br />

alle arti figurative, ma a quelle della parola (in specie nel<br />

romanzo egli vede la rappresentazione prosastica <strong>di</strong> quei nuovi<br />

intrecci e conflitti in cui si protagonizzano - e forse anche<br />

agonizzano - le esistenze in<strong>di</strong>viduali colte, spesso, nel loro<br />

stridente inerire).<br />

Il resto è storia : fin dall’inizio del “secolo breve” la<br />

logica della riproduzione me<strong>di</strong>ale si è impossessata della<br />

cultura 129 . Il cinema in particolare, questa singolare mutazione<br />

cinetica del romanzo, si è irreversibilmente ritrovato<br />

consegnatario <strong>di</strong> quel co<strong>di</strong>ce multiplo 130 che tra<strong>di</strong>zionalmente era<br />

appartenuto all’arte del passato e che permetteva che essa, in<br />

tutte le sue forme, risultasse autenticamente popolare e<br />

imme<strong>di</strong>atamente fruibile (se non comprensibile). Poi i me<strong>di</strong>a<br />

televisivi hanno fatto il resto. Dall’ascesa estetica alla<br />

sparizione dell’arte 131 , insomma, il passo è breve, ma soprattutto<br />

inevitabile. Ed il posto del male è in fondo sempre meglio <strong>di</strong><br />

quella sparizione o eclisse che il grado xerox 132 della cultura<br />

della simulazione assicura ormai all’arte contemporanea.<br />

129 Qui è d’uopo rinviare a Walter Benjamin, Das Kunstwerk im Zeitalter<br />

seiner technischen Reproduziertbarkeit, 1936 (trad. it. L’opera d’arte<br />

nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1966).<br />

Tuttavia, per una trattazione più estesa e dal versante “pessimistico”<br />

del tema è utile rinviare anche a Michela Nacci (a cura <strong>di</strong> ), Tecnica e<br />

cultura della crisi, Milano, Loescher, 1983.<br />

130 Cfr. Renato De Fusco, Storia dell’arte contemporanea, Bari-Roma,<br />

<strong>La</strong>terza, 1983, pagg.VII-VIII.<br />

131 Cfr. Jean Baudrillard, <strong>La</strong> sparizione dell’arte, Milano, Politi, 1988.<br />

132 Idem, pag.7 e passim.<br />

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