La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb
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proprio a partire da essa che il legame significante fra arte e<br />
<strong>società</strong> che caratterizzava la storia delle civiltà si viene<br />
gradualmente ad interrompere. Read fa coincidere questo fenomeno<br />
con l’inizio dell’epoca <strong>moderna</strong> – con la rivoluzione industriale,<br />
egli <strong>di</strong>ce – rilevando come esso sia andato accentuandosi nel<br />
Novecento con le conseguenze culturali della civiltà industriale:<br />
la massificazione della cultura e l’omogeneizzazione sociale. Del<br />
resto, già all’inizio dell’Ottocento Hegel insegnava ai suoi<br />
studenti <strong>di</strong> Heidelberg che l’arte era ormai da considerarsi “una<br />
cosa del passato”. Col tempo si è pensato che vi fosse una<br />
sostanziale incompatibilità fra la civiltà industriale e la<br />
creazione spontanea <strong>di</strong> opere d’arte 103 . Di ciò si è cercato a lungo<br />
le ragioni, ma bisogna ammettere che forse la <strong>società</strong> nella quale<br />
viviamo, che porta ai massimi livelli il processo <strong>di</strong> razionalità<br />
tecnologica persino nei suoi aspetti più deteriori e <strong>di</strong>ssipativi,<br />
possegga proprie categorie <strong>di</strong> grandezza che non corrispondono<br />
necessariamente a quelle che si sarebbe portati ad attribuire<br />
all’arte. Se il banale, il frivolo, il grossolano, il brutale e<br />
l’osceno <strong>di</strong>ventano sempre più spesso le categorie che esprimono il<br />
gusto della nostra epoca non è solo per effetto <strong>di</strong> sagaci<br />
strategie <strong>di</strong> sfruttamento industriale (o me<strong>di</strong>atico) della<br />
trivialità o della me<strong>di</strong>ocrità. Ciò accade, si <strong>di</strong>rebbe, proprio<br />
perché la banalità è democratica.<br />
Ma forse c’è un’altra cosa che è cambiata, una cosa dalle<br />
conseguenze enormemente più gravi : l'immagine artistica non serve<br />
più ad elaborare l'immaginario dell’in<strong>di</strong>viduo. Per secoli essa ha<br />
103 Per tutto l’Ottocento romantico e fino agli anni Trenta del Novecento,<br />
sull’onda delle teorie <strong>di</strong> Spengler, una delle tendenze fondamentali della<br />
cultura europea mira a rimettere in <strong>di</strong>scussione in chiave pessimistica -<br />
e non <strong>di</strong> rado catastrofista - l'assetto della <strong>società</strong> industriale<br />
<strong>moderna</strong>, <strong>di</strong>segnandola su uno sfondo <strong>di</strong> degenerazione e decadenza. Molti<br />
intellettuali sentono <strong>di</strong> doversi assumere il compito e la responsabilità<br />
<strong>di</strong> una critica aperta della civiltà occidentale tout court in cui si<br />
agitano tentazioni conservative e classiste almeno quanto sincere<br />
preoccupazioni <strong>di</strong> salvaguardare i valori autenticamente spirituali della<br />
cultura, messi a rischio dalla mass civilisation. In tale prospettiva,<br />
Mass Civilisation and Minority Culture <strong>di</strong> F.R. Leavis, pubblicata nel<br />
1930, rimane a tutt’oggi una delle opere più lucide sull’argomento.<br />
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