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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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la legittimazione estetica spetta al mercato, che la traduce in<br />

valorizzazione economica. Con il ready-made il nominalismo<br />

duchampiano raggiunge il suo compimento: il <strong>di</strong>scorso (possibile)<br />

sull’arte sostituisce l’opera, la non-arte viene ad identificarsi<br />

con l’arte.<br />

Duchamp ha comunque il merito <strong>di</strong> aver saputo rispettare una<br />

sorta <strong>di</strong> scrupolo estetico e <strong>di</strong> severa consegna a delimitare il<br />

proprio operato al campo nichilistico dell’anartistico. Conscio<br />

del fatto che il mercato è l’unica sanzione dell’arte, egli si fa<br />

tuttavia scrupolo <strong>di</strong> evitare la moltiplicazione, e <strong>di</strong> ricercare<br />

perennemente il nuovo, proprio perché il gesto della negazione non<br />

può ripetersi, pena la per<strong>di</strong>ta della sua funzione critica: un nonvalore<br />

non può <strong>di</strong>ventare valore. In questo senso, l’opera <strong>di</strong><br />

Duchamp può essere letta come impostazione del problema della<br />

sopravvivenza dell’arte nella <strong>società</strong> della mercificazione<br />

capitalistica.<br />

Il lavoro della Pop art sembra dunque procedere dalla<br />

consapevolezza duchampiana della rottura della continuità fra<br />

l’arte del presente e quella del passato: la <strong>società</strong> che mercifica<br />

l’opera d’arte con la riproducibilità tecnica è la stessa in cui<br />

si impone il dominio del mercato sull’opera. Ma con la Pop la<br />

<strong>di</strong>ssacrazione dell’arte operata da Duchamp giunge ad un esito<br />

feticistico: sparita l’opera (col ready-made), essa può consistere<br />

solo nell’autorialità pura, vale a <strong>di</strong>re, in termini <strong>di</strong> mercato,<br />

nella firma dell’artista. L’artista <strong>di</strong>venta insomma il luogo ed il<br />

feticcio dell’opera.<br />

Gli scenari che si aprono dopo la Pop art conducono l’opera<br />

d’arte a <strong>di</strong>pendere da un sistema sempre più coor<strong>di</strong>nato, in cui<br />

essa si da e dal quale oggi pare non poter più prescindere. Il che<br />

porta al paradosso descritto efficacemente da Jean Baudrillard,<br />

per il quale la logica della produzione dei valori estetici<br />

risulta contemporanea al processo inverno, vale a <strong>di</strong>re alla<br />

sparizione dell’arte.<br />

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