La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb
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Nagy rimane tuttavia assai significativo e non solo per il suo<br />
generoso sforzo <strong>di</strong> rinnovamento dei valori estetici, ma, assai più<br />
in particolare, per la rigorosa e puntuale analisi della facoltà<br />
della visione che egli compie in stretta correlazione con l'esame<br />
della struttura <strong>di</strong> nuovi me<strong>di</strong>a ottici quali la fotografia ed il<br />
cinema, che <strong>di</strong> quella facoltà costituiscono l'ideale estensione<br />
tecnica. Il fondamento teorico <strong>di</strong> questa duplice analisi è, al<br />
solito, estremamente semplice: l'arte ha il compito <strong>di</strong> introdurre<br />
fra l'uomo e l'ambiente nuovi rapporti funzionali (percettivi,<br />
immaginativi, sociali), deve insomma produrre nuovi rapporti e non<br />
riprodurre specularmente quelli già esistenti. Questa <strong>di</strong>stinzione<br />
fra produzione e riproduzione è essenziale per capire l’universo<br />
estetico-creativo in cui Moholy-Nagy colloca l'azione dei nuovi<br />
me<strong>di</strong>a ottici, il cui linguaggio consta <strong>di</strong> due elementi essenziali:<br />
la cinetica delle forme e l'impiego della luce come mezzo<br />
espressivo. Si va così chiarendo quale sia lo specifico operativo<br />
che egli assegna ai me<strong>di</strong>a ottici: non un processo <strong>di</strong> riproduzione<br />
naturale secondo la meccanica della camera oscura, ma, ed in<br />
misura ben più sperimentale, "la sensibilità alla luce <strong>di</strong> una<br />
superficie trattata chimicamente" 55 e quin<strong>di</strong> un fatto puramente<br />
tecnico che tuttavia viene caricato <strong>di</strong> un esplicito significato<br />
estetico: la liberazione dell'espressività figurativa dalle<br />
modalità prospettico-realistiche. In questa prospettiva i me<strong>di</strong>a<br />
ottici si aprono a meto<strong>di</strong> ed impieghi <strong>di</strong>sparati: per un verso<br />
essi, perfezionando le facoltà visive dell'uomo, possono<br />
consentire un tipo <strong>di</strong> visione completamente depurata da<br />
sovrastrutture soggettive (agendo come una sorta <strong>di</strong> "inconscio<br />
ottico" secondo la posteriore definizione <strong>di</strong> Benjamin); per un<br />
altro, la proiezione della luce <strong>di</strong>rettamente sulla lastra sensibile<br />
può fornire il mezzo per una sorta <strong>di</strong> scrittura sperimentale<br />
non-segnica capace <strong>di</strong> realizzare un astrattismo tecnologico che<br />
porta a compimento talune analoghe esperienze d'avanguar<strong>di</strong>a<br />
55 L. Moholy Nagy, Pittura Fotografia Film, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1987.<br />
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